Privacy Policy I giocatori che hanno segnato più reti in Serie A negli anni '80

I giocatori che hanno segnato più reti in Serie A negli anni ’80

1 Aprile 2020

5. Michel PLATINI (68 reti)

Davanti a Le Roi le difese non potevano far altro che inchinarsi. Certo, senza srotolare il tappeto rosso. Ma quando voleva, ci pensava lo stesso Michel a stenderselo tra le maglie degli avversari o tracciando incantevoli pennellate da lasciar di stucco i suoi stessi tifosi. Figlio di emigranti italiani, Platini giunse in Italia nel 1982 quando in Francia era già un eroe. Lo acquistò la Juventus, nonostante avesse firmato un pre-accordo con l’Inter quattro anni prima, quando le frontiere erano ancora chiuse. Dopo il Mundial ’82 lo contattò proprio la Vecchia Signora e, nonostante rese partecipi i vertici nerazzurri della trattativa in essere, gli fu risposto di ritenersi libero di far quel che voleva. Fu così che dinanzi a Platini si spalancarono le porte dell’eternità. Nonostante non avesse i crismi del classico centravanti d’area, suppliva a ciò grazie al suo sopraffino talento che gli consentì di laurearsi capocannoniere della Serie A per ben tre anni consecutivi (dal 1983 al 1985), gli stessi in cui fu insignito del Pallone d’Oro. Vinse due scudetti, una Coppa dei Campioni, una Coppa Intercontinentale, una Coppa delle Coppe e una Supercoppa UEFA durante la sua esperienza al Comunale di Torino. Protegé per antonomasia dell’avvocato Agnelli, diede il suo ultimo colpo di coda in occasione dello Scudetto del 1986, poco prima del Mondiale messicano del 1986. Disse basta al calcio giocato l’anno successivo. Per lui, in bacheca, c’è anche un Campionato Europeo conquistato nel 1984 con la Francia dinanzi al pubblico amico.

4. Aldo SERENA (72 reti)

Un vero e proprio fromboliere, nell’accezione calcistica del termine. Aldo Serena ha cavalcato gli anni ’80 da protagonista assoluto nelle aree di rigore avversarie. Ha diciotto anni quando l’Inter va a pescarlo nel Montebelluna per cercare un vice per Altobelli e Muraro. Segna immediatamente in occasione del debutto assoluto nel 4-0 che i nerazzurri infliggono alla Lazio. Dopo esser maturato in Serie B con le maglie di Como, Bari e Milan, torna alla corte della casa-madre nel 1983-84, ma l’acquisto di Rummenigge al termine del campionato lo costringe a far di nuovo le valigie. Veste il granata del Toro e ritrova in panchina Luigi Radice che l’aveva già diretto l’anno prima: la sinergia produce il secondo posto in classifica alle spalle del Verona e la vittoria nel derby contro la Juventus conquistata all’ultimo respiro grazie ad una sua rete. È in questa occasione che Trapattoni capisce di essere davanti ad un gran centravanti e l’anno dopo lo veste di bianconero nell’ambito di uno scambio che porta Tardelli all’Inter. Vince lo Scudetto e la Coppa Intercontinentale, andando a segno in ventuno occasioni nei due anni con la Vecchia Signora. Il Trap, che nel frattempo ha lasciato la Juventus per assumere la guida tecnica proprio dei nerazzurri, lo riporta in maglia interista. Il suo anno d’oro è il 1988-89, durante il quale segna ben ventidue reti, laureandosi capocannoniere della Serie A che abbina al trionfo nello Scudetto dei Record. Insieme a Vieri, è uno dei due giocatori ad aver disputato i derby di Milano e Torino vestendo tutte e quattro le maglie.

3. Pietro PAOLO VIRDIS (84 reti)

Ha appena diciassette anni il giovane Pietro Paolo quando veste la maglia bianca con i bordi rossoblù del Cagliari. L’anno prima ha disputato il campionato con la Nuorese ed ha messo a segno ben undici gol. Il Casteddu se lo assicura e lo porta in prima squadra per farlo crescere sotto l’ala di Gigi Riva. In poco tempo diventa il prediletto di Boniperti che se ne innamora e lo acquista. Tuttavia, nella Juventus fatica ad ingranare ed il nuovo decennio si apre con il ritorno a Cagliari che gli consente di “tornare in pista”. L’anno dei Mondiali vive la sua miglior stagione alla Juventus, ma questa non basta per evitare la cessione all’Udinese. In Friuli, però, il Tamburino sardo trova la sua dimensione quando il patron Zanussi gli mette accanto un certo Zico e le sue prestazioni schizzano vertiginosamente in alto. Il Milan lo sceglie per affiancarlo ad Hateley, centravanti inglese che viaggia a scartamento ridotto. Virdis sopravanza le gerarchie in attacco e guida spietatamente le manovre d’attacco dei Rossoneri, tanto da laurearsi capocannoniere nel 1986-87 con diciannove reti. Nell’anno dello Scudetto veste ancora la maglia da titolare, visto il grave infortunio di Van Basten che resta fuori per diversi mesi. Ma quando il Cigno di Utrecht spiega le ali, Indiana Jones è costretto a far le valigie. Vive a Lecce le sue ultime stagioni da vecchia volpe dell’area di rigore, prima di ritirarsi all’età di trentaquattro anni dopo la retrocessione in Serie B dei salentini. Ha sbagliato un solo calcio di rigore in carriera: fu Grudina, portiere del Pisa, a fermarlo dagli undici metri.

2. Roberto PRUZZO (93 reti)

I capelli ricci a far da cornice ai suoi baffi. Questo è l’identikit di chi, da una parte, ha vestito i panni del fido risolutore mentre, dall’altro, rappresentava un vero e proprio incubo da far passare le notti insonni il giorno prima di incrociarsi sui suoi passi in campo. O Rey di Crocefieschi, al secolo Roberto Pruzzo, è la storia della Roma ed i suoi gol di testa e in acrobazia hanno vergato pagine indimenticabili nelle memorie dei tifosi giallorossi. Dal 1978 al 1988 è il centravanti indiscusso della squadra capitolina che trascina allo Scudetto indimenticabile del 1983 con dodici reti, fra cui quella decisiva per il tricolore in occasione della trasferta nella “sua” Genova. Infatti, Pruzzo si fa notare con i colori rossoblù del Grifone quando, a soli ventidue anni mette a segno diciotto gol nell’anno dell’esordio nella massima serie. Destino vuole che la sua prima gioia in Serie A giunga proprio in occasione della sfida contro la Roma. Si aggiudica per ben tre volte il titolo di capocannoniere (1980-81, 1981-82 e 1985-86). Dopo l’addio ai colori giallorossi, firma per la Fiorentina, segnando il suo unico e decisivo gol della stagione in occasione dello spareggio di Perugia valido per la qualificazione in Coppa UEFA fra la Viola ed i suoi ex compagni di squadra. Il destino sa tracciare trame, talune volte, davvero incredibili.

1. Alessandro ALTOBELLI (104 reti)

All’alba del nuovo decennio, Spillo è uno dei protagonisti che trascina l’Inter di Bersellini verso la vittoria dello Scudetto numero dodici. Il ragazzo di Sonnino, in provincia di Latina, veste i colori della Beneamata già dal 1977 ed è subito diventato il punto di riferimento al centro dell’attacco nerazzurro. Quello del 1980 rimarrà l’unico tricolore conquistato da Altobelli: rimarrà all’Inter fino al 1988, quando le incomprensioni con Trapattoni diventano tali da interrompere un sodalizio ultra-decennale. Sebbene sia regolarmente andato in doppia cifra, eccezion fatta per due campionati durante i quali si è fermato a quota nove reti, Altobelli non è riuscito mai a conquistare l’alloro di capocannoniere della Serie A, sebbene sia spesso giunto al secondo posto, dietro Bettega, Pruzzo o Maradona. Dopo l’addio all’Inter maturato durante l’estate di Euro ’88, firmò per la Juventus nel tentativo di ricalcare i passi di Altafini e Boninsegna che vissero una seconda gioventù all’ombra della Mole, ma l’esperimento non riuscì e le sue quattro reti messe a segno in quel campionato chiuderanno l’esperienza nella massima serie di Altobelli.