I giocatori che hanno segnato venti o più gol per almeno tre volte in Serie A
13 Ottobre 2021
David TREZEGUET – 3 volte (2001-02, 2005-06, 2007-08)
Nelle vene dell’argentino scorre sangue francese. Quello dei suoi avi che emigrarono in Argentina anni addietro, quello di Rouen, città dov’è nato mentre il suo papà giocava proprio nella squadra della città. Ed è proprio per questo che David si trasferisce a diciott’anni al Monaco, attraversando l’Oceano Atlantico da Florida, nella provincia di Buenos Aires, il paese dov’è cresciuto. Una volta arrivato nel Principato, il suo cammino s’incrocia con quello di Thierry Henry: nasce uno dei sodalizi più longevi, duraturi e letali della storia recente. Sebbene le loro strade si separino dopo i Mondiali di Francia ’98 quando i due ragazzi sono freschi di titolo iridato, le loro carriere andranno su due strade parallele, costellate di trofei. David diventa il centravanti della Juventus nel 2000, subito dopo il titolo europeo con i Bleus, e al Delle Alpi butta il pallone in fondo al sacco con un’incredibile regolarità. Rimane in bianconero anche durante l’esperienza in Serie B e per un intero decennio, aggiudicandosi il titolo di capocannoniere del 2002, segnando 171 gol complessivi fra campionati e coppe.
Andriy SHEVCHENKO – 3 volte (1999-00, 2000-01, 2003-04)
Il vento dall’Ucraina spira a “Forza 24”. Quando Andriy dà il meglio di sé, è quella la quota-gol assicurata dall’ex prediletto del Colonnello Lobanovskyi. Shevchenko arriva in Italia nel 1999, quando il Milan ha appena conquistato il titolo con Zaccheroni e nel giro di poco tempo entra nei cuori dei tifosi rossoneri che gli vedono segnare gol a raffica in ogni modo. È sempre decisivo Andriy ed è in coppia con Inzaghi che forma uno dei tandem più temuti a livello globale, tanto da spingere in cima all’Europa il suo Milan nella finale di Champions League all’Old Trafford contro la Juventus. Suo è il rigore decisivo che consegna la coppa al Diavolo. Lascia il Milan nel 2006 per approdare dopo i Mondiali di Germania al Chelsea, ma allo Stamford Bridge sembra essere atterrato un altro giocatore. Torna dopo due anni e chiude la sua esperienza italiana con un triste zero alla voce “reti”. Ma non fa nulla. Andriy rimarrà per sempre nel gotha della storia del Milan.
Vincenzo MONTELLA – 3 volte (1996-97, 1997-98, 2004-05)
Il campano si è fatto spazio a suon di gol nell’Empoli e le sue reti hanno riportato i toscani in Serie B dopo ben sei anni in terza serie. È quello il trampolino di lancio che consente al giovane Montella di mettersi in mostra, tant’è che per lui si scomoda il Genoa che è appena tornato in Serie B. Il suo talento esplode con il Grifone, segnando ben ventuno reti nella sua stagione d’esordio fra i cadetti ed aggiudicandosi anche la Coppa Anglo-Italiana, andando a segno in quel di Wembley. L’anno successivo compie il salto nella massima serie e lo fa vestendo la maglia blucerchiata della Sampdoria. Vincenzo non fa vittime e nell’esordio con la nuova maglia in un derby di Coppa Italia realizza una doppietta ai suoi ex compagni di squadra. È il re dei bomber nelle sue prime due stagioni al Luigi Ferraris e quando la Samp torna fra i cadetti, accetta l’offerta della Roma con cui vince il mitico terzo Scudetto. Curiosamente, stabilisce il suo record di marcature nella peggior stagione dei giallorossi, la 2004-05, andando a segno per ben ventuno volte.
Giuseppe SIGNORI – 3 volte (1992-93, 1993-94, 1995-96)
Dopo aver incontrato Zeman a Foggia, la sua vita cambia drasticamente e Beppe si accorge di essere in possesso di numeri tali da renderlo uno dei più grandi attaccanti in circolazione. E così accade quando con i Satanelli esordisce in Serie A nella stagione 1991-92, dando saggi di concretezza, potenza e spettacolo in maglia rossonera assieme ai suoi compagni di reparto Baiano e Rambaudi. È così che dopo un anno di meraviglie viene acquistato dalla Lazio, di cui diventa il condottiero per quattro stagioni di fila: per ben tre volte riesce ad aggiudicarsi il titolo di cannoniere e la sua egemonia viene solo temporaneamente interrotta dall’exploit di Batistuta nel 1994-95. Si esprime al meglio con Zoff e Zeman in panchina – che ritrova durante la sua esperienza in biancoceleste – ma quando arriva Eriksson, lo svedese acconsente alla sua cessione. Si ritroverà dopo un anno di smarrimento alla Sampdoria in quel di Bologna, dove torna ad essere decisivo praticamente fino al termine della sua carriera.
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