I giocatori che hanno segnato venti o più gol per almeno tre volte in Serie A
13 Ottobre 2021
Luca TONI – 4 volte (2004-05, 2005-06, 2013-14, 2014-15)
Il centravanti è uno degli ultimi, statuari attaccanti che hanno vestito la maglia azzurra. Imponente, potente, a tratti davvero devastante. Dopo aver messo benzina nelle gambe fra Serie B e C con le maglie di Modena, Empoli, Fiorenzuola, Lodigiani e Treviso, Luca inizia a mettersi in mostra nel suo primo campionato di Serie A con il Vicenza, sfiorando la doppia cifra. Il suo arrivo a Brescia lo consacra come nuovo ariete del futuro, ma è con il Palermo e la Fiorentina che segna primati uno dopo l’altro. Una volta conquistato il titolo mondiale con l’Italia, prosegue la sua scia di successi con la casacca del Bayern Monaco, ma dopo un grave infortunio con i bavaresi, è costretto a cercare una nuova destinazione. È così che veste in successione le maglie di Roma, Genoa e Juventus, finendo all’Al-Nasr. Sembra il preludio al termine della carriera, ma nel 2012 torna in viola, dimostrando di non aver perso lo smalto, per poi accettare l’offerta del Verona. All’ombra dell’Arena, Luca vive una seconda giovinezza, segnando con una tale continuità da aggiudicarsi nel 2014-15 il suo secondo titolo di capocannoniere insieme ad Icardi, diventando così il giocatore più anziano a poter vantare un simile primato, strappandolo dalle mani di Dario Hubner.
Antonio DI NATALE – 4 volte (2009-10, 2010-11, 2011-12, 2012-13)
Eccoci al nostro preferito odierno. Totò è campano purosangue, ma segue le orme del corregionale Montella. Cresce, infatti, nella primavera dell’Empoli e – dopo i prestiti all’Iperzola, al Varese e al Viareggio – Di Natale prende per mano i toscani, segnando reti a raffica, così come il suo predecessore. È il 2002 quando trascina gli Azzurri alla Serie A e, dopo poco tempo, sbalordisce l’Italia pallonara con prestazioni da far stropicciare gli occhi. La sua tecnica e la sua velocità lo rendono una delle più felici sorprese del campionato, tanto da guadagnarsi la convocazione da parte di Trapattoni in Nazionale. Dopo due anni è l’Udinese ad offrirgli un contratto: conquista la Champions League con Spalletti, ma il vero salto di qualità lo fa sotto la gestione di Marino. Le reti sono sempre di più, finché nel 2010 segna il record di ventinove marcature. Di Natale è ormai il simbolo dei friulani e lì rimarrà fino al termine della sua carriera che giunge nel 2016, non prima di aver bissato il titolo di capocannoniere della Serie A anche nel 2011.
Ciro IMMOBILE – 5 volte (2013-14, 2016-17, 2017-18, 2019-20, 2020-21)
Talvolta eccessivamente contestato, ma il suo innato senso del gol l’hanno reso il re indiscusso dell’ultima generazione di attaccanti italiani. E Ciro lo può ben dire, visto che è uno dei pochi in Italia a potersi vantare di aver messo Silvio Piola alle sue spalle: con la maglia della Lazio, infatti, nessuno ha segnato più di lui e la Scarpa d’Oro giunge dopo aver eguagliato il record assoluto di marcature in Serie A – trentasei, come Higuain – nel 2019-20. Immobile è cresciuto nelle giovanili del Sorrento e da lì lo acquista la Juventus che lo manda in giro per la provincia a maturare. Dopo i passaggi a vuoto di Siena e Grosseto, nel 2011-12 arriva nel Pescara di Zeman. Insieme ad Insigne e Verratti compone un trio che fa tuttora le gioie dell’Italia di Mancini. Segna ventinove reti che trascinano gli adriatici in Serie A e prosegue a farne anche con il Torino, in coppia con Belotti. Dopo l’anno di transizione fra Siviglia e Borussia Dortmund, Ciro torna in patria per vestire ancora il granata per qualche mese ed infine accasarsi alla Lazio nel 2016, di cui indossa anche la fascia di capitano.
Gabriel Omar BATISTUTA – 5 volte (1994-95, 1997-98, 1998-99, 1999-20, 2000-01)
Giù il cappello dinanzi al Re Leone. Forse il vero simbolo della Serie A degli anni ’90. Fedelissimo alla Viola, tutti ricordano le sue lacrime sotto la Curva Fiesole quando riuscì a battere il record di reti con la maglia della Fiorentina di Kurt Hamrin. Gli mancò solo la soddisfazione di potersi cucire uno Scudetto sul petto. Eppure riuscì a sfiorare quel tricolore nella stagione 1998-99, se non fosse stato per un infortunio che rallentò la corsa dei toscani, poi sopravanzati da Milan e Lazio. La Fiore deve le più grandi soddisfazioni della sua storia recente a lui, così come l’argentino deve tutto alla società toscana che l’ha pescato dal Boca Juniors nel 1991. Dopo un breve periodo di adattamento, il numero 9 ha iniziato a segnare a raffica, come non si vedeva dai tempi di Baggio da quelle parti. Rimase anche durante l’annata di purgatorio della Serie B nel 1993-94, mentre l’anno successivo riuscì addirittura a vincere la classifica marcatori con ventisei acuti. Rimase a Firenze fino all’inizio del Millennio, suggestionato dalla possibilità di poter vincere un campionato con la Roma di Capello, Totti e Montella. E così fu, al termine di quella cavalcata entusiasmante. La sua mitraglia risuonò per venti volte sotto i tifosi giallorossi, poi il lento declino, fino alla chiusura nel 2003 con la maglia dell’Inter.
di Nando Di Giovanni
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