I laureati più famosi dell’Academy: Jermain Defoe l’ultimo di una gloriosa serie
7 Ottobre 2020
Frank LAMPARD

L’Academy scritta nel destino. Una questione di famiglia. Frutto delle giovanili lui, frutto delle giovanili degli Hammers anche il suo papà, un signore che al West Ham ha dedicato l’intera carriera. Una famiglia di calciatori: Frank è infatti nipote di Harry Redknapp (ovviamente uno degli Irons pure lui) e cugino di Jamie Redknapp, indimenticata stella del Liverpool di qualche decennio fa. Ma torniamo a Lampard junior: è il 1996 quando il giovane Frank, classe 1978, fa il suo esordio in Premier League con gli Hammers (nel 1995 la prima tra i professionisti con la maglia dello Swansea City). In panchina zio Harry, di fronte il Coventry City. Tutti hanno l’impressione di trovarsi davanti un predestinato. Ed è così: l’epopea di Frank in Premier inizia con il West Ham, perno del centrocampo, grinta e talento a disposizione dei compagni. Con gli Hammers resta fino al 2001 (riesce a vincere una Coppa Intertoto, quella del 1999, insieme alla Juventus), quando si trasferisce in un altro stadio di Londra, quello di Stamford Bridge, con il Chelsea che lo consegna alla storia come uno dei migliori centrocampisti centrali della storia del calcio, uno che canta e riesce a portare pure la croce senza alcun problema. Uno che la gamba non la toglie, uno che segna e che fa segnare. Ci piace sottolineare che il primo allenatore che Lampard ha incontrato al Chelsea, che molto ha fatto per la sua crescita, sia il nostro Claudio Ranieri. Con i Blues resta fino al 2014, diventandone baluardo e bandiera, simbolo e recordman. La sua carriera racconta di una esperienza al Manchester City e una nel New York City. La gavetta sulla panchina l’ha fatta con il Derby County: adesso è l’allenatore del Chelsea. E lo sarà, così a naso, per tanti anni ancora.
Rio FERDINAND

Un ragazzo di diciassette anni nel mezzo della difesa degli Hammers, scelto da Harry Redknapp a fronteggiare gli attaccanti dello Sheffield Wednesday. In pochi hanno creduto, quel 5 maggio del 1996, di trovarsi davanti un ragazzino. Perché, a guardarlo, Rio è sempre stato quello che siamo abituati a conoscere. Grande, aitante, gran senso dell’anticipo, piedi buoni, prestanza fisica oltre i livelli di guardia. Un difensore che ha tutto per fare la storia del calcio britannico: resta con il West Ham fino al 2000, baluardo di una difesa fiera e rocciosa, fiore all’occhiello dei frutti portati dall’Academy alla prima squadra. Il tempo di diventare a vent’anni il miglior giocatore giovane dell’anno 1997-98 e Rio viene acquistato dal Leeds: diciotto milioni di sterline, record per l’allora calcio inglese (fa un po’ sorridere pensando alle cifre di oggi, lo sappiamo). Due anni ad Elland Road ed arriva la chiamata del Manchester United: oltre a confermarsi sempre su altissimi livelli, Rio fa suo lo scettro di difensore più pagato della storia del calcio, fino a quel momento di Thuram dopo il trasferimento dal Parma alla Juventus. Rio Ferdinand, semplicemente: uno che avrebbe dovuto fare la storia del calcio inglese. Uno che la storia l’ha fatta, senza alcun dubbio.

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