Privacy Policy I laureati più famosi dell'Academy: Jermain Defoe l'ultimo di una gloriosa serie

I laureati più famosi dell’Academy: Jermain Defoe l’ultimo di una gloriosa serie

7 Ottobre 2020

Up The Irons. Non una frase a caso. Perché Irons è il nome con cui i tifosi del West Ham parlano della loro squadra, tributo al nome originario “Thames Iron Workers Football Club”, società calcistica inglese fornata nel 1895 nel distretto di Newham, un quinquennio prima di divenire, nel 1900, ufficialmente West Ham United. Ma “Up the Irons” è anche l’incitamento più frequente durante i concerti degli Iron Maiden. Cosa c’entra la musica dei Maiden con l’argomento di questo articolo, ossia i migliori prodotti della gloriosa Academy degli Hammers? C’entra, c’entra eccome. Perché nel vivaio del West Ham ha giocato il signor Steve Harris, bassista e fondatore degli Iron Maiden, avventura abbandonata per seguire la musica. Un legame tra i due Irons rimarcato anche nella copertina dell’album “Somewhere in Time”, dove appare la scritta “Latest Results: West Ham 7 – Arsenal 3”. Harris ha rischiato di essere uno dei tanti prodotti destinati ad altissimi livelli di un settore giovanile universalmente riconosciuto tra i migliori d’Inghilterra e non solo. Non a caso il West Ham viene spesso chiamato “The Academy of Football“. Gli Hammers, insomma, con i giovani ci hanno sempre saputo fare, ed è giusto tributare un doveroso omaggio con un viaggio nei nomi e nelle storie dei ragazzi che hanno reso onore agli Irons negli ultimi trent’anni, diciamo dunque Jermain Defoe e i suoi fratelli, personaggi tipo Frank Lampard, Joe Cole, Rio Ferdinand, Michael Carrick per arrivare a Paul Ince. Niente male, come leggerete. Ma quella dell’Academy è una tradizione che poggia le sue fondamenta intorno agli anni ‘60. Precisamente nel 1966. Quando fu vera gloria. Con tanto di sentenza dei posteri.

Tre Hammers dell’Academy per l’unica Rimet inglese

C’è Ron Greenwood sulla panchina del West Ham. È il 1961 e il nome dell’Academy degli Hammers inizia ad essere sussurrato a voce sempre più alta. Il mister ha una squadra ricca di giocatori tutti cresciuti in casa, frutto del lavoro e della visione del suo predecessore, Ted Fenton. In particolare ce ne sono tre, pronti per essere protagonisti al Mondiale inglese del 1966: parliamo di Bobby Moore, Martin Peters e Geoff Hurst. E saranno molto più che protagonisti nella corsa che ha portato alla prima – e finora unica – vittoria iridata della nazionale dei Tre Leoni. Moore capitano, la tripletta di Hurst e la rete di Peters nella finale di Wembley contro l’allora Germania Ovest. L’Academy del West Ham si prende la scena mondiale: c’è il sigillo di una vittoria memorabile a sancire la bontà del lavoro svolto, c’è uno degli Hammers a ricevere la Coppa del Mondo dalla Regina Elisabetta II. Il Mondiale con i tre giocatori protagonisti è stato il coronamento di una vera e propria età dell’oro della squadra londinese, reduce dalle vittorie della FA Cup (1963-64) e della Coppa delle Coppe nella stagione successiva. Le basi dunque sono pronte per avviare con successo tanti ragazzi a farsi valere sul manto di Upton Park (fino al 2016: adesso gli Hammers giocano le case casalinghe al London Stadium). Facciamo un salto di qualche anno in avanti, e andiamo a vedere gli orgogli della storia recente dell’Academy degli Irons, una vera istituzione per ogni mister della prima squadra: è dall’inizio del secolo infatti che ogni allenatore dei “grandi” ha permesso ad almeno un calciatore delle giovanili di entrare e di giocare con il West Ham. Con ottimi risultati personali, un po’ meno per la squadra, che non ha mai brillato in fatto di palmares. Ma la gloria, dalle parti della Terra d’Albione, è un fatto che va oltre la sala dei trofei.

Paul INCE

L’Academy è stato un vero e proprio trampolino per il valente Paul, primo calciatore di colore ad essere nominato capitano della Nazionale inglese. Centrocampista di gamba, grande cuore e enorme temperamento, Ince, classe 1967, ha messo piede nel settore giovanile degli Hammers nel 1982. Una rapida crescita e l’esordio in prima squadra. Uno che in campo si è sempre fatto sentire, uno che lo spirito guerriero se lo è messo sulle spalle al West Ham e non se lo è mai tolto. Veste la maglia degli Irons fino al 1989 – esordio nel 1986 contro il Chelsea – mettendo insieme 72 presenze in campionato e diciannove nelle coppe nazionali. Upton Park è il primo gradino. Paul scrive poi il suo nome nella storia del Manchester United di Sir Alex Ferguson. Campionati e coppe, da protagonista, insieme a compagni del calibro di Cantona, Roy Keane, Peter Schmeichel, Giggs e tanti, troppi altri. Il giocatore arriva anche in Italia, acquisto fortemente voluto dall’allora presidente dell’Inter, Massimo Moratti: tredici miliardi e qualcosa in più delle vecchie lire e Ince arriva alla Pinetina. Non bene con mister Ottavio Bianchi, molto meglio con Roy Hodgson in panchina. Ma lo scarso ambientamento che subiscono i calciatori inglesi nel nostro campionato ha colpito anche Paul che, pur non cavandosela male, resiste soltanto due anni in Serie A, prima di tornare in Premier e vestire le maglie di Liverpool, Middlesbrough, Wolverhampton Wanderers, Swindon Town e Macclesfield Town. 

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