Le classifiche di ON: i migliori portieri italiani dal 1990 al 2006
27 Gennaio 2020
10. Sebastiano Rossi

Per Sebastiano Rossi è il palmarès a parlare: il portierone di Cesena nei suoi dodici anni al Milan porta a casa cinque scudetti (tre consecutivi dal 1992 al 1994, e poi altri due nel 1996 e 1999), una Champions League (1994), una Supercoppa europea (1994) e tre Supercoppe italiane consecutive (dal 1992 al 1994). Inoltre, viene ricordato per aver superato nella stagione 1993-1994 il record d’imbattibilità di Zoff, mantenendo la porta inviolata per 929 minuti: un record capace di resistere per 22 anni, infranto poi da Buffon nel 2016. La carriera in rossonero dell’Ascensore Umano, tuttavia, viene macchiata da uno spiacevole episodio: durante Milan-Perugia, ultima giornata del girone d’andata 1998-99, Seba colpisce con un pugno al volto Bucchi, reo di voler recuperare il pallone dopo il rigore trasformato da Nakata. L’episodio costa a Rossi l’espulsione e cinque giornate di squalifica, con Zaccheroni che decide di offrire la titolarità a un giovane Abbiati che sarà decisivo, un girone dopo, per lo scudetto del Milan.
9. Giuseppe Taglialatela

Giuseppe Pino Taglialatela è per tutti Batman, soprannome guadagnato per le famose magliette personalizzate con cui il portiere di Ischia scende in campo. In effetti tra i pali è un pipistrello, specie quando si parla di rigori: ne parerà tredici su ventotto, praticamente la metà. Cresciuto nel Napoli, deve pazientare per prendersi la titolarità nel club partenopeo: nel 1990-91 è la riserva di Giovanni Galli, che chiede e ottiene di non avere più Pino come suo secondo. Nel 1993 Galli passa al Torino e finalmente Taglialatela può tornare al Napoli da numero 1, diventando uno degli estremi difensori più amati da tutto il popolo napoletano. Nel 1999 si trasferisce alla Fiorentina da vice di Toldo, riuscendo comunque a esordire in Champions League.
8. Christian Abbiati

Pochi giorni fa, il Milan ha celebrato i suoi 120 anni. Di questi, circa quindici hanno visto tra i pali Christian Abbiati da Abbiategrasso. Se chiedete di lui ai tifosi rossoneri, probabilmente vi risponderanno con tre istantanee: la parata-scudetto all’ultima partita della stagione 1998-99, in trasferta a Perugia (proprio contro gli umbri, all’andata. Abbiati aveva esordito in Serie A complice l’espulsione del titolare Sebastiano Rossi); l’intervento miracoloso su Kallon nella semifinale di Champions contro l’Inter, preziosissimo per strappare il pass per la finale di Manchester, poi vinta contro la Juve; il colpo di reni che cancella il gol di Thiago Motta e spiana la strada al Milan per vincere il derby del 2 aprile 2011 e il campionato. Con il Milan, nel complesso, vince tre scudetti, una Champions League, una Coppa Italia, una Supercoppa italiana e una Supercoppa europea. Tra le due parentesi in rossonero (1998-2005 e 2008-2016), veste anche le maglie della Juventus – dove va in prestito gratuito come “risarcimento” per l’infortunio di Buffon, k.o. alla spalla dopo uno scontro con Kakà nel Trofeo Berlusconi -, del Torino e dell’Atletico Madrid. Con la Nazionale, invece, colleziona solo 4 presenze tra il 2003 e il 2005, vincendo però con l’Under 21 l’Europeo del 2000.
7. Luca Marchegiani

Tra i migliori estremi difensori degli anni ’90. Un nome strettamente collegato alla Lazio, squadra con cui colleziona 339 presenze (è il portiere con più apparizioni nella storia del club biancoceleste) dal 1993 al 2003 vincendo uno scudetto, due Coppe Italia, due Supercoppe italiane, una Coppa delle Coppe e una Supercoppa europea. La sua dote migliore è certamente quella del para-rigori: ventuno quelli neutralizzati in Serie A su 67 tentativi (31,3%), statistica che lo colloca al terzo posto (con Buffon) nella speciale classifica, dietro a due mostri sacri come Pagliuca e Handanovic. Marchegiani conta anche tre presenze nel Mondiale di USA ’94, sostituendo proprio Pagliuca dopo l’espulsione dell’estremo difensore contro la Norvegia.
6. Giovanni Galli

Per quanto concerne lo stile, forse, rappresentava la nemesi di Tacconi, facendo dell’efficacia la sua arma migliore a scapito della spettacolarità. Ciononostante, Galli ha vissuto da protagonista per quasi vent’anni nei campi della Serie A. Cresciuto nella Fiorentina, che gli affiderà la maglia da titolare quando non era ancora ventenne, rimarrà a difendere la porta sotto la Curva Fiesole fino al 1986 quando accetta l’offerta miliardaria da parte del neo-presidente del Milan, Silvio Berlusconi, il quale è alla ricerca di un erede che faccia dimenticare il mito di Albertosi. Missione compiuta, visto che nei quattro anni in rossonero riesce a mettere in bacheca uno scudetto, due Coppe dei Campioni, una Coppa Intercontinentale, una Supercoppa UEFA e una Supercoppa italiana. È il 1990 quando dice sì alla chiamata del Napoli neo-scudettato, con cui si aggiudica immediatamente un’altra Supercoppa italiana (5-1 alla Juventus). Nei tre anni all’ombra del Vesuvio riesce a non disputare solamente quattro partite. È inossidabile, tant’è che nel 1993 arriva la chiamata del Torino di Mondonico e l’anno successivo vince anche la Coppa UEFA con il Parma, seppur da dodicesimo. Termina la sua carriera con i colori della Lucchese: con 496 presenze occupa la quindicesima posizione dei giocatori più presenti in Serie A.

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