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La leva calcistica del ’78

31 Marzo 2021

Shunsuke NAKAMURA

A Reggio Calabria hanno un occhio finissimo per i calciatori abili a segnare su punizione: dopo Baronio, Pirlo e Cozza, dopo il Mondiale in Corea e Giappone del 2002, sullo stretto arriva Shunsuke Nakamura. Il nipponico, oltre a essere un cecchino da palla inattiva, diventa ben presto un idolo del Granillo grazie al suo grande senso tattico. Nel 2005 arriva la chiamata dei Celtic Glasgow, l’esperimento al Celtic Park si rivelerà un grande idillio d’amore condito da ben trentatré reti, molte delle quali proprio su calcio punizione. Ad oggi, dopo una parentesi all’Espanyol, continua a giocare tra i professionisti, in Giappone, nelle file del Yokohama FC.

Claudio PIZARRO

Il peruviano è fresco fresco di ritiro, alla veneranda età di 42 anni, quando sembrava inossidabile il suo percorso con i tedeschi del Werder Brema dopo le ottime prestazioni fornite con l’Alianza Lima. Proprio con i Grün-Weissen scatta l’amore, tant’è che nel corso della sua lunghissima carriera tornerà al Weserstadion per ben tre volte. Nel mezzo si registrano le esperienze con Bayern Monaco, Chelsea e Colonia. Ma la sua casa rimane lì a Brema, con il verde addosso. Attualmente occupa il secondo posto nella classifica marcatori di sempre della Bundesliga, dietro solo a Robert Lewandowski, con 197 reti.

Carles PUYOL

Carles Puyol, si è autodefinito, non senza peccare di umiltà, proprio così: «Uno studente non molto bravo ma che ha studiato molto». La realtà è che Carles è una vera e propria leggenda del gioco, un calciatore che in quindici anni ha mostrato talento e dedizione da vendere, facendo le fortune del Barcellona e della nazionale iberica, dove vanterà tra i moltissimi titoli ben tre Champions League, un Mondiale e un Europeo. Puyol, poco avvezzo al gol, segnerà un gol storico, nella semifinale dei Mondiali che permise alla Roja di approdare, e poi vincere, in finale. Ma lo storico capitano del Barcellona si è distinto anche, e soprattutto, sul lato umano nel 2011, quando sul palco della premiazione della Champions League cedette la sua fascia da capitano ad Abidal, operato due mesi prima per l’asportazione di un tumore, per permettere al francese di alzare il trofeo. Campione dentro e fuori dal campo.

Juan Roman RIQUELME

Riquelme è, allo stesso tempo, uno dei più grandi talenti della storia argentina e uno dei più grandi rimpianti dell’Albiceleste. Molti sono convinti che con più costanza El Mudo – per via del carattere introverso – potesse essere il grande erede di Maradona. Juan Roman ha iniziato a muovere i primi passi al Boca Juniors: in campo ruggiva, malgrado la timidezza, tanto da conquistarsi la chiamata del Barcellona. In Blaugrana non esplode e viene ceduto al Villarreal prima di tornare a vestire la maglia del Boca Juniors, dove in quella stagione – 2007 – vincerà la sua terza Copa Libertadores.

Jerôme ROTHEN

Tutti noi, ancora oggi, abbiamo negli occhi il Monaco dei miracoli della stagione 2003-04. Una compagine in grado di arrivare a un soffio dalla clamorosa affermazione in Europa, cadendo in finale contro Porto di José Mourinho. Di quella compagine uno dei simboli era Jerôme Rothen, in grado di essere una spina nel fianco per ogni difesa, anche se poco avvezzo al gol. Le stagioni monegasche gli aprono le porte di nazionale e del primo PSG degli sceicchi, ma qualche infortunio di troppo ne ha frenato la carriera.

Louis SAHA

In un reparto d’attacco composto da Cristiano Ronaldo, Rooney e Tevez, Saha è sicuramente il nome meno appariscente dei quattro. Tuttavia, l’apporto del francese è assolutamente di rilievo. Arrivato a Manchester dopo ottime stagioni al Metz e al Newcastle United, si ritaglia la grande occasione alla corte di Ferguson seppur venga spesso fermato da infortuni dopo un inizio esaltante. Sarà uno degli eroi di Mosca, riportando la Coppa dalle Grandi Orecchie all’Old Trafford a distanza di nove anni. Successivamente vestirà maglie di Everton, Tottenham Hotspur e Lazio.