La rosa Under 21 che vinse l’Europeo 1994 è la migliore di sempre? Giudicate voi
28 Ottobre 2021
Emiliano BIGICA

Dell’Under 21 è il capitano, anche se la finale la guarda dalla panchina. D’altronde Bigica, nel 1994, è una promessa del nostro calcio, prova ne è che a 21 anni ha già la fascia al braccio anche nel suo club, il Bari, che in rosa vanta gente del calibro di Protti, Tovalieri, Pedone e Gautieri. È un centrocampista che magari non colpisce l’occhio come altri nel ruolo, ma che regala equilibrio e sostanza, l’ideale per tutti gli allenatori. Lascia i Galletti per passare alla Fiorentina e consacrarsi definitivamente ma, al di là di una Coppa Italia e di una Supercoppa Italiana in bacheca, il suo apporto è marginale. Una volta arrivato al Napoli ci si mette la sfortuna, con la rottura del crociato; oggi è un apprezzato allenatore nella categoria Primavera.
Gianluca CHERUBINI

Una fulgida promessa, finita purtroppo nel giro della malavita. Gianluca Cherubini è protagonista, ai tempi dell’Europeo giovanile francese, con la maglia della Reggiana: un vecchio saggio come Pippo Marchioro l’ha plasmato e ne ha fatto un punto fermo dell’undici granata capace di salire per la prima volta in A e che il 1° maggio, pochi giorni dopo aver alzato il trofeo, conquisterà una insperata salvezza espugnando il campo del Milan con gol di Speedy Esposito. Sembra l’inizio di una sfolgorante carriera, quando nel 1995 arriva la Roma: ma le cose non vanno come sperato e, dopo aver rischiato la vita in campo nel 2006 quando venne colpito da un aneurisma celebrare, balza più volte agli onori della cronaca finendo dietro le sbarre, accusato di far parte di una pericolosa organizzazione criminale.
Dario MARCOLIN

Numero tredici sulle spalle, fascia da capitano al braccio. Dario Marcolin è uno dei più esperti atleti nel gruppo dell’Under 21, avendo già vinto nel biennio precedente la kermesse, grazie al successo nella duplice sfida sulla Svezia: dopo aver esordito in Serie A a fine anni ’80 con la Cremonese, dove è cresciuto, passa per cinque miliardi di lire alla Lazio, ma nell’anno che porta all’Europeo ha cercato maggior spazio a Cagliari. Un altro prestito al Genoa, dove retrocede in B fallendo un rigore nello spareggio col Padova, prima del rientro nella Capitale, dove guarda le spalle ai titolari: si rigenera alla Sampdoria, prima di chiudere ad alto livello a Napoli e diventare allenatore.
Pierluigi ORLANDINI

Momenti di gloria. Pierluigi Orlandini, giovane promessa atalantina che si ispira a Donadoni, si è alzato dalla panchina al minuto 84 della finale, per prendere il posto di Pippo Inzaghi: ne sono passati tredici, ed è iniziato il supplementare, quando riceve palla sulla destra e da posizione defilata scocca un diagonale di sinistro che si avvia dritto all’incrocio. Il portiere Brassard non può nulla e il clan azzurro può esplodere in festa, dal momento che si tratta del primo “golden gol” della storia. È l’inizio di una brillante carriera? Purtroppo no. Dopo esser passato all’Inter viene spesso relegato in panchina e prova a rilanciarsi a Verona; passa poi al Parma, dove è comprimario, prima di una comparsata al Milan che chiude la carriera ad alti livelli di Gazza.
Fabio ROSSITTO

Il centrocampista di Aviano cresce e debutta diciottenne nell’Udinese, di cui diventa una bandiera ed un perno della “terra di mezzo” bianconera. Il classico mediano cantato da Luciano Ligabue, come lui stesso ha ricordato: «Ricordo la tensione prima delle amichevoli, in cui gli avversari si precipitavano dall’arbitro per metterlo in guardia nei mie confronti, ma non c’era nulla che placava la mia voglia di fermare gli avversari». Festeggia una promozione in Serie A coi friulani, partecipa alla Coppa UEFA, debutta in nazionale in un’amichevole con l’Ungheria e poi passa al Napoli, prima di far tappa a Firenze e chiudere di nuovo nella società che lo ha consacrato al calcio che conta.

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