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Milan-Liverpool 3-3: come sarebbe andata se…

25 Maggio 2020

Nella vita, come nel calcio, spesso sottovalutiamo l’incidenza della variabile destino. A volte, per quanto si cerchi di orientare la nostra quotidianità nel modo che riteniamo più appropriato, verso un obiettivo ambito, sembra esserci sempre una forza superiore che spinge il nostro avvenire verso una direzione prestabilita. Nel bene o nel male. Prendiamo treni, perdiamo autobus, scegliamo una strada invece di un’altra. Nella vita, come nel calcio, a volte l’abnegazione non basta, se il destino ha deciso di voltarci le spalle.

È quello che è successo al Milan nella raccapricciante notte di Istanbul, nella finale di Champions League del 2005 contro il Liverpool. Un Milan fortissimo, probabilmente il più forte dell’epoca meravigliosa di Ancelotti. Forse troppo bello per essere vero. Talmente bello e talmente consapevole della sua bellezza che finì narcisisticamente per suicidarsi nel modo peggiore, nel modo più crudo. Sei minuti di follia che annientarono una compagine nettamente superiore all’avversario.

Nella notte di Istanbul, il destino ha voluto sfoggiare tutto il suo “onnipotere” tanto dolce quanto distruttivo. Un destino che non ha sopportato la perfezione luminosa di una squadra che univa all’astro nascente di Kakà, l’esperienza di Maldini e Cafu. Che davanti al muro eretto da Nesta e Stam aveva il consolidato centrocampo composto da Gattuso, Andrea Pirlo e Seedorf. E soprattutto, che sul fronte offensivo Shevchenko e Crespo quella sera avevano deciso di innalzare il loro livello andando a toccare le stelle. Il destino, appunto.

Lo stesso destino che ha voluto farli soccombere atrocemente ad Istanbul, aiutandoli ad Eindhoven con il colpo di testa di Ambrosini a sistemare la questione che si era fatta terribilmente complicata. Un Milan, è vero, arrivato a fine stagione col fiato corto, ma che quella notte, in un mondo senza destino, avrebbe portato a casa il trofeo.

Oggi, quindici anni più tardi, proponiamo proprio questo: cosa sarebbe successo se il destino non avesse voltato le spalle. Ipotizziamo un ritorno al futuro senza ferite incurabili e con un epilogo diverso. Una sequela di sliding doors che per i tifosi rossoneri avrà un sapore dolceamaro. Cosa sarebbe successo se…

… non ci fosse stato il rigore di Xabi Alonso

Milan Liverpool 3 3
Credits: Ben Radford/Getty Images

È il 59’ minuto quando Xabi Alonso si posiziona sul dischetto sul punteggio di 3-2 per il Milan, dopo che Gattuso aveva atterrato in area Steven Gerrard. I rossoneri avevano già il tremolio alle gambe per quello che stava accadendo, dopo un primo tempo giocato seguendo alla lettera il manuale del calcio. L’ex centrocampista della Real Sociedad era uno specialista degli undici metri e tutti pensavano già al peggio. Il tiro si presenta poco angolato, ma la rassegnazione psicologica dei dieci davanti a Dida è lampante. Il portiere brasiliano riesce a deviare, ma il più tempestivo è lo stesso basco che riesce nel tap-in vincente dopo la ribattuta. L’unico che ha provato a contrastarlo è stato Alessandro Nesta, ma la carica emotiva dell’avversario è stata la variabile che ha fatto la differenza. Cosa sarebbe successo se i rossoneri fossero riusciti ad anticipare Xabi Alonso? I rossoneri superato lo shock delle due reti subite in due minuti e preso consapevolezza del pericolo scampato, riescono a deframmentare le energie psicologiche e riprendere in mano la partita, gestendola con autorevolezza, senza scomporsi troppo in avanti. I rossi di Liverpool, invece, non demordono e provano con insistenza a cercare la via del pari, ma l’occasione fallita pesa ora come un macigno sulla loro schiena. Finisce 3-2 ed il Milan è ancora una volta sul tetto d’Europa.

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