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Oggi sono 304, nel 1994/95 gli stranieri in Serie A erano 60 e guardate che nomi

1 Giugno 2020

JUVENTUS

La rosa della Juventus che conquista il suo ventitreesimo Scudetto e la Coppa Italia 1994-95

Jürgen KOHLER

Il tedesco Jürgen Kohler sfida Giuseppe Signori nel match contro la Lazio

Quando hai in Franz Beckenbauer uno dei tuoi principali estimatori, puoi considerarti a ragione come uno dei più forti al mondo nel tuo ruolo. Kaiser Franz, infatti, infatti, lo descrisse con queste parole: «Jürgen è uno che non perde mai di vista l’avversario, la sua concentrazione è massima. L’anticipo, perentorio, rappresenta una delle sue doti migliori. Un allenatore con lui va sempre sul sicuro». Ne aveva fatti di passi in avanti il centrale tedesco. Tantissimi con il suo EisenfussPiede di ferro – che ne indicava la rudezza nel tocco. Non è stato un problema migliorare questo aspetto e, dall’anno del suo arrivo al Delle Alpi, nell’estate del 1991 insieme al connazionale Reuter, Kohler ha aumentato il suo repertorio, sottolineando come le parole di Beckenbauer non fossero state dettate dal “semplice” affetto. La sua ultima stagione alla Juventus si chiude meritatamente con quello Scudetto che a lungo era stato inseguito ed agognato. Il giusto premio per uno dei più carismatici leader dei bianconeri.

Robert JARNI

Robert Jarni nella sfida dello stadio San Paolo contro il Napoli vinta 2-0 dai bianconeri

Il Bari lo portò in Italia nel 1991-92 insieme a Platt e Boban per inseguire la qualificazione in Coppa UEFA. Neanche dodici mesi dopo i biancorossi preparavano la loro trasferta in campionato ad Andria per giocare con i cugini della Fidelis. Eppure, Jarni non abbandonò la nave, nonostante sulle sue tracce vi fossero già diversi top club, fra cui proprio la Juventus. Dopo un passaggio a Torino, sponda granata, con cui disputa una stagione fantastica, la dirigenza juventina si convince ad affondare il colpo per tesserare il croato dopo anni di corteggiamento. La sua annata in bianconero, però, non è all’altezza delle aspettative e Jarni si ritrova spesso relegato in panchina, mentre sula sua fascia di competenza si alternano ora Alessandro Orlando, ora altri compagni di squadra. Lascia dopo sole quindici partite ed una rete al Genoa.

Didier DESCHAMPS

Il francese Didier Deschamps in azione con la maglia della Juventus nella trasferta del 5 marzo 1995 contro l’Inter terminata per 0-0

In molti vedono in lui un fratello minore di Furino, proveniente dalla regione francese di tradizione basca. Un pout pourri che evidenzia sin da subito la sua peculiarità all’interno dello scacchiere di Lippi. E infatti, non appena il mediano ex Olympique Marsiglia, Bordeaux e Nantes ritorna disposizione dopo l’infortunio al tendine d’Achille diventa presto insostituibile. Grazie alle sue geometrie e al suo carattere, la Juventus può chiudere a doppia mandata la sua difesa. S’integra alla perfezione con il compagno di reparto, Paulo Sousa, costituendo una delle linee mediane più assortite dell’intero panorama europeo. Scenderà in campo solo in quattordici occasioni, ma smaltiti i postumi dell’infortunio, nessuno più riuscirà a rubargli il posto.

PAULO Manuel Carvalho de SOUSA

Il centrocampista portoghese Paulo Sousa durante lo 0-0 di San Siro contro l’Inter
Credit: Clive Brunskill – AllSpor
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La vera rivelazione del campionato. Il centrocampista acquistato dalla Juventus dallo Sporting Lisbona, si era già messo in luce nel Benfica di Sven-Göran Eriksson, palesando doti tecniche sopra la media che sopperivano al suo dinamismo non proprio proverbiale. Quella del lusitano è una scoperta inattesa ed i tifosi bianconeri si accorgono di avere dalla loro un giocatore che può fare veramente la differenza. Il suo campionato lo consegna agli altari della gloria in una stagione che si conclude con il double ed uno Scudetto che mancava sulla bacheca degli juventini da quasi dieci anni. Vince il Guerin d’Oro quale miglior giocatore della Serie A, inanellando ventisei partite magistrate, corroborate da una rete nella prima sfida del 1995 durante il 3-1 con cui la Juventus regola il Parma allo stadio Ennio Tardini.

LAZIO

La rosa della Lazio per il campionato 1994-95 agli ordini di Zdenek Zeman che conquista il secondo posto

José Antonio CHAMOT

Il difensore centrale argentino José Antonio Chamot con la maglia della Lazio: per lui cento presenze e un gol in campionato con i biancocelesti

Nella lista della spesa che Zeman consegna al presidente Cragnotti, José Antonio Chamot occupa le primissime posizioni nei desiderata del tecnico boemo, nonostante proprio di lui il tecnico avesse detto: «Sa fare tutto, ma non indovina un cross che sia uno». Il tecnico, comunque, lo preferisce a Ciro Ferrara. Non certo l’ultimo arrivato. Poco male: non sono certamente i cross tra le principali attività richieste all’argentino. Conferisce solidità e sicurezza a tutto il reparto e con i capitolini si issa sino al secondo posto in campionato. Rimarrà sulla sponda biancoceleste del Tevere fino al 1998, quando lascerà i campi di Formello per tentare l’avventura in Spagna con i Colchoneros dell’Atletico Madrid.

Thomas DOLL

Il centrocampista tedesco Thomas Doll in un match a Bergamo contro l’Atalanta

Per un’avventura che inizia, come quella di Chamot, si registra un addio ai biancocelesti: quello del centrocampista tedesco. Thomas Doll, infatti, è ormai giunto al capolinea della sua esperienza con i colori della Lazio e l’ex giocatore dell’Amburgo fa giusto in tempo a scendere in campo in occasione dei match di Coppa Italia contro il Modena prima di essere definitivamente ceduto nel mese di ottobre all’Eintracht Francoforte.

Paul GASCOIGNE

Una delle smorfie di Paul Gascoigne, idolo della curva laziale

Gazza ha dovuto attendere oltre un anno per recuperare da un infortunio occorsogli dopo uno scontro in allenamento con il giovanissimo Alessandro Nesta che gli costa la frattura scomposta di tibia e perone. È il mese di aprile del 1995 e Gascoigne disputa l’intera partita che la Lazio vince contro la Reggiana per 2-0. Scenderà in campo in altre tre occasioni, prima di gettare definitivamente la spugna e dare l’addio alla sua tifoseria che tanto l’ha amato, ma che avrebbe potuto illuminare molto di più sul campo. Se solo la sfortuna non si fosse accanita su di lui.

Aron WINTER

L’olandese Aron Winter a colloquio con il suo ex compagno di squadra nell’Ajax, Dennis Bergkamp

Che giocatore, Aron Winter. Un modello esemplare per gli aspiranti centrocampisti. È lui che, spesso, prende l’iniziativa per sviluppare le trame offensive della Lazio e, altrettanto sovente, si prende l’onore e l’onere di calciare a rete. Riuscendoci con relativo successo. Zdenek Zeman non snatura l’anima dell’olandese e lo impiega da interno di centrocampo con i soliti, ottimi risultati. Nella stagione in esame Aron gioca “soltanto” ventinove partite sulle trentaquattro in calendario e va a rete in cinque occasioni. Segna addirittura una doppietta nel 5-1 che la Lazio rifila al Napoli davanti al pubblico dello stadio Olimpico

Alen BOKSIC

Alen Boksic inseguito da Vincenzo Torrente durante un Lazio-Genoa

O lo si odia. O lo si ama. Prendere o lasciare. E se di frequente la vicinanza con un allenatore come Zeman rappresenta una manna dal cielo, lo stesso non può dirsi nel rapporto tra il croato ed il tecnico. Complice qualche infortunio di troppo ed un rapporto non propriamente idilliaco con l’ex trainer del Foggia, la stagione di Boksic si conclude sì con un bottino soddisfacente di nove gol in ventitré partite, ma si percepisce l’insofferenza del croato con il modus operandi del tecnico. D’altronde, con una classe del genere, ci si aspetta legittimamente di vedere numeri ben più consistenti. E difatti, inizia una lenta ma costante caduta nel rendimento del ragazzo di Makarska che, l’annata successiva, sublimerà nel clamoroso divorzio che lo porterà alla cessione alla Juventus. Ma non andiamo troppo in là con gli anni.