Privacy Policy Quando la Premier League era un'esperienza da fine carriera

Quando la Premier League era un’esperienza da fine carriera

4 Marzo 2020

PIERLUIGI CASIRAGHI (CHELSEA)

Casiraghi Chelsea

Quando si dice “andare in contro al proprio destino”. Per quel concerne Casiraghi, piuttosto che attingere alla filosofia, il fato si è materializzato nelle fattezze di Shaka Hislop. Il portiere di Trindad & Tobago, infatti, si è trasformato nel demogorgone per eccellenza: un suo intervento durante il match tra West Ham-Chelsea frantuma il ginocchio dell’ex attaccante di Juventus e Lazio in più punti, ponendo letteralmente fine alla sua carriera. Pierluigi, infatti, non riuscirà a riprendersi mai più, ponendo fine alla sua carriera all’età di trentun anni. Peccato. L’avventura allo Stamford Bridge non era partita affatto male: dopo lo scivolone all’esordio contro il Coventry, Gigi aveva guidato l’attacco dei Blues nella fase iniziale della serie positiva che sarebbe durata ben cinque mesi. Unica consolazione, l’Anfield Road a far cornice all’unico gol segnato oltremanica: lancio di Le Saux, scatto sul filo dell’offside e anticipo sull’uscita di David James prima di depositare il pallone in fondo al sacco e festeggiare con una stretta di mano insieme ai tifosi. Peccato per l’occasione mancata di mettersi alla prova in un Chelsea pieno zeppo di italiani, compresi i suoi due ex compagni di squadra Di Matteo (alla Lazio) e Vialli (alla Juventus). 

BERNARDO CORRADI (MANCHESTER CITY)

Bernardo Corradi Manchester City
Credits: ANDREW YATES/AFP via Getty Images

Alla ricerca della vena smarrita dopo la poco edificante esperienza in Spagna, il Manchester City pre-sceicchi scelse il profilo di Bernardo per rinforzare un attacco abulico che si fondava sulle prestazioni di Vassell, Dickov, Samaras e Mpenza. Grandi le aspettative da parte del tecnico Stuart Pearce: il suo arrivo al COMS – City of Manchester Stadium avrebbe dato ai Citizens il giusto apporto di peso e mobilità che mancava nel reparto avanzato. Il tutto al costo moderato di circa due milioni di euro. Tuttavia, così come l’esperienza in Spagna con la maglia del Valencia venne archiviata come fallimentare, anche oltremanica l’esito rimase il medesimo. Basti pensare che gli Sky Blues terminarono il campionato a quattro lunghezze dalla retrocessione e capocannoniere della squadra si laureò Joey Barton con sette gol. Corradi fu in grado di andare a segno per sole tre volte, due delle quali contro il Fulham. Di tutta la sua esperienza, rimane solo l’esultanza in cui si autoproclamò re per un minuto e, brandendo la bandierina del calcio d’angolo a mo’ di spada, nomino cavaliere proprio Barton, autore dell’assist.

CARLO CUDICINI (CHELSEA – TOTTENHAM HOTSPUR)

Cudicini Chelsea
Credits: REUTERS/Kai Pfaffenbach

Se in Nazionale hai di fronte portieri come Buffon, Peruzzi, Toldo e Abbiati e persino i club dal blasone minore hanno in porta eccellenti interpreti del ruolo come Pelizzoli, Taibi e Sereni può capitare che per trovare il tuo spazio, complice anche un po’ di sfortuna, ti tocchi fare i bagagli e andare all’estero. Questo è quello che è successo a Carlo Cudicini che in Italia, complice anche un grave infortunio all’esordio in Serie A con la Lazio, trovò continuità solo nel Prato e nel Castel di Sangro. Così, nel 1999, la chiamata di Vialli al Chelsea di Zola, Di Matteo e Casiraghi, rappresentò per il giovane Carlo l’occasione della vita. Dopo aver soffiato il posto all’olandese Ed De Goeij, il portiere italiano vince il titolo di “best goalkeeper” nel 2002. Sarà titolare fino all’arrivo di Petr Cech nel 2004, prima di cambiare riva del Tamigi e passare nel 2009 al Tottenham. Con gli Spurs trascorre quattro anni scendendo in campo, però, solo diciannove volte, anche a causa della sfortuna che non gli risparmia un grave incidente stradale dal quale si riprenderà per poi chiudere la carriera a Los Angeles.

DANIELE DAINO (DERBY COUNTY)

Arrivo al Derby County. Firma sul contratto e parte il campionato. Due presenze sui primi due match in calendario. Poi, in altre diciotto occasioni, il vuoto assoluto. Daniele Daino, terzino emergente scuola Milan, aveva dalla sua tutte le prerogative per diventare un buon calciatore. La trafila nel vivaio rossonero alla quale aveva fatto eco il cammino parallelo in tutte le selezioni giovanili della Nazionale; i pareri concordanti di osservatori e dirigenti che sottolineavano come quel terzino destro se la cavasse molto bene sulla fascia. Tutte considerazioni che convinsero lo staff ad aver fiducia nel ragazzo, facendogli conquistare una maglia da titolare nella seconda parte della stagione 1997-98. Tuttavia, sfortuna volle che, nonostante la presenza di Capello in panchina, i rossoneri incapparono in una delle peggiori stagioni della loro storia. Tutti ne pagarono le conseguenze e, in vista della nuova stagione, si procedette al repulisti. Ne fecero le spese il tecnico ed anche Daino, spedito in Serie B al Napoli a “farsi le ossa”, nonostante fosse titolare nella Nazionale Under 21. L’arrivo di Zaccheroni costituì un ulteriore freno allo sviluppo della sua carriera ed iniziò, così, un lungo girovagare di prestiti, con la speranza di raccoglierne i frutti, come nei casi dei suoi ex compagni Coco e Ambrosini. Nell’estate del 2001, il Milan decise di mandarlo in prestito in una squadra dove il contingente italiano era già ben nutrito: oltre a capitan Eranio, avevano sposato la causa dei Rams anche Carbone e Ravanelli. Dopo essersi conquistato la fiducia del tecnico Smith durante la preparazione, l’allenatore lo premiò con il posto da titolare nei match contro Blackburn Rovers e Ipswich Town. Ma furono le sue due uniche apparizioni con la casacca bianconera. Estromesso dalla rosa dei titolari, i Rams lo rimandarono a casa. Ciononostante, Daino si tolse delle belle soddisfazioni, in particolar modo con le maglie di Ancona e Bologna. Meglio tardi che mai, no?

SAMUELE DALLA BONA (CHELSEA)

Dalla Bona Chelsea

Il fatto che fosse riuscito a imporsi in Inghilterra prima ancora che in Italia attirò la curiosità di tutti gli addetti ai lavori. Il giovanissimo Samuele Dalla Bona infatti, dal 1999 al 2002 entrò in pianta stabile nella prima squadra del Chelsea tanto da arrivare a disputare 32 partite nella sua ultima stagione inglese. Rientrò in patria per vestire il rossonero del Milan, ma Sam, centrocampista centrale completo, capace di difendere di supportare l’azione offensiva, non raggiunse più i picchi di rendimento inglesi. La sua carriera italiana in Serie A fu un lungo peregrinare da un club all’altro (Milan, Bologna, Lecce Sampdoria e Napoli) prima di giungere in Serie B e vivere anche una fugace esperienza all’Iraklis Salonicco, in Grecia. Chissà come sarebbe andata se fosse rimasto al Chelsea. Peccato non poter tornare indietro e poterci provare ancora, Sam!

PAOLO DI CANIO (SHEFFIELD WEDNESDAY – WEST HAM UNITED – CHARLTON ATHLETIC)

Paolo Di Canio West Ham United

Inizia la sua carriera professionistica nel 1986 con la Ternana in Serie C2 e la conclude venti anni dopo nella Cisco Roma, sempre in C2. Sembrerebbe la carriera di un onesto mestierante delle nostre serie minori; niente di più sbagliato. Il fantasista romano, dopo aver vestito le maglie dei più importanti club di Serie A (Lazio, Napoli, Juventus e Milan) decide nell’estate 1996 di volare in Scozia, approdando nel campionato meno nobile della Gran Bretagna. Dopo un ottimo anno al Celtic, nel 1997 approda un po’ a sorpresa in un club di seconda fascia inglese quale è lo Sheffield Wednesday (diventando l’idolo di un giovanissimo Jamie Vardy). La spinta al goffo arbitro Paul Ancock, reo di averlo espulso dopo una rissa con Keown (Arsenal), e le conseguenti undici (!) giornate di squalifica fanno passare in secondo piano i suoi quindici gol in maglia biancoblu, compromettendo il rapporto con la società. Paolo deve cambiare aria e gli Hammers lo accolgono a braccia aperte. Con il West Ham trascorre cinque stagioni durante le quali mostrerà il meglio del suo repertorio, tecnico e umano. Le immagini datate 18 dicembre 2000 che lo ritraggono fermare il gioco invece di siglare il gol del vantaggio con il portiere dell’Everton rimasto a terra dopo uno scontro di gioco, fanno il giro del mondo e lo riabilitano anche agli occhi della feroce stampa inglese. E per lui arriva anche il Premio Fair Play della FIFA. Dopo 140 presenze e 52 gol complessivi, nel 2003-04 la sua avventura in Premier prosegue al Charlton Athletic, quattro gol in 31 partite prima di tornare a vestire la maglia della sua amata Lazio.