Privacy Policy Quando la Premier League era un'esperienza da fine carriera

Quando la Premier League era un’esperienza da fine carriera

4 Marzo 2020

STEFANO GIOACCHINI (COVENTRY CITY)

Quando Gordon Strachan, tecnico del Coventry City, telefonò a Maurizio Zamparini per chiedergli informazioni sul conto di Stefano Gioacchini, forse il presidente del Venezia pensò che avesse sbagliato numero. Infatti, nel giro di cinque mesi, il tecnico Walter Novellino gli aveva concesso gli onori del campo in sole tre occasioni. Eppure, i piani del tecnico scozzese erano ben chiari: rinfoltire l’attacco degli Sky Blues per centrare l’obiettivo della salvezza. Trovato l’accordo, l’attaccante di Roma raggiunse l’Highfield Road per mettere in difficoltà l’allenatore nell’alternanza lì davanti tra Huckerby, Hall e Aloisi. Le buone premesse, però, rimasero tali: anche qui furono tre i gettoni di presenza messi da parte per un totale di 47 minuti accumulati nelle sfide con Arsenal, Southampton e Leicester. 

CORRADO GRABBI (BLACKBURN ROVERS)

Corrado Grabbi Blackburn Rovers

Se anche un uomo di calcio come Graeme Souness, vecchio volpone del calcio inglese ed italiano – due anni alla Sampdoria dopo aver alzato ben tre Coppe dei Campioni con la maglia del Liverpool – aveva avallato la spesa di ventidue miliardi di lire – un record per il club – per aggiudicarsi il capocannoniere della Ternana in Serie B, i tifosi del Blackburn Rovers dovevano giustificatamente ritenere di avere fra le mani uno dei maggiori prospetti del calcio internazionale. Per lui parlavano le cifre e le prestazioni: gol all’esordio in Serie A contro la Lazio con la maglia della Juventus ed una crescita costante in termini di reti che non poteva certo arrestarsi al sorgere dei ventisei anni. Quel che i tabloid inglesi, più tardi, apostrofarono come “uno dei peggiori acquisti nella storia della Premier League” affermando ingenerosamente come “mai tanti soldi furono buttati in spazzatura” fu sì un flop, ma di esempi ben peggiori ne è piena l’antologia del calcio d’oltremanica. Corrado Grabbi si ritrovò con il peso di così tante aspettative da uscirne umanamente schiacciato. Di lui i tifosi ricordano soltanto una rete a Ewood Park che diede il pareggio ai padroni di casa. In trenta apparizioni spalmate in due anni e mezzo saranno soltanto due le reti messe a referto. Poi il ritorno in Italia, ad Ancona, nell’ultima, balorda stagione dei marchigiani in Serie A per poi celebrare il ritiro a soli 33 anni. Poteva andar meglio, Corrado.

ATTILIO LOMBARDO (CRYSTAL PALACE)

Attilio Lombardo Crystal Palace

Ve lo starete chiedendo in tanti: che ha combinato Popeye sui verdi campi di Sua Maestà in soli diciotto mesi (luglio 1997 – gennaio 1999) per meritarsi un posto in questa speciale classifica? Certamente non bastano le statistiche, (49 partite giocate e otto gol con il Crystal Palace). Ma vi basti sapere che la dedizione di Attilio alla causa delle aquile rossoblù gli sono valse nel 2005 l’inserimento nella squadra del secolo, votato a furor di popolo da quegli stessi tifosi che ne applaudivano le galoppate sull’out di destra a Selhurst Park. Ricordiamo brevemente la sua esperienza inglese: dopo il debutto con gol e le ottime prestazioni nelle gare seguenti che valgono alla squadra un tranquillo decimo posto in classifica, Lombardo subisce un grave infortunio in ritiro con la nazionale. Il Palace entra in crisi, e quando Lombardo ritorna in campo ad aprile, occupa l’ultima posizione. I due nuovi acquisti, il connazionale Michele Padovano e l’ex Parma Tomas Brolin non trovano la via del gol (eufemismo…) e Lombardo, nominato caretaker (ovvero allenatore ad interim) dal 13 marzo al 29 aprile, non riesce nell’impresa di salvare il club. Lascerà a malincuore i londinesi a gennaio dell’anno successivo, venduto alla Lazio a causa dei problemi economici della proprietà. Ma tanto è bastato per diventare un’aquila, anzi, the Bald Eagle, come ancora lo chiamano dalle parti di Croydon.

MASSIMO MACCARONE (MIDDLESBROUGH)

Massimo Maccarone Premier League

Diciamoci la verità, l’esperienza di Maccarone con la maglia del Boro è stata tutt’altro che positiva. Ma siamo sicuri che ogni tifoso del Middlesbrough riserverà a Big Mac un posto speciale nel proprio album dei ricordi. Vediamo perché. Il tecnico Steve McLaren ne caldeggia l’acquisto nell’estate 2002, definendolo il giocatore in attività più simile a Del Piero. Dopo un’ottima partenza, Massimo è vittima di un infortunio che gli fa perdere il posto in squadra. Al suo rientro, McLaren lo retrocede al ruolo di rincalzo. Dopo i prestiti a Parma e Siena, nel 2005-06 fa ritorno al Boro. Massimo è margini della squadra, ma nel ritorno del quarto di finale di Coppa UEFA, si leva la soddisfazione di segnare da subentrante, all’89’, il gol del definitivo 4-1 contro il Basilea che sancisce lo storico accesso alle semifinali del Middlesbrough. Massimo si ripete nella semifinale di ritorno, dopo l’1-0 subito a Bucarest e i due gol della Steaua al Riverside Stadium la situazione è disperata. Talmente disperata da convincere il tecnico a gettare Maccarone nella mischia al minuto 26 al posto del centrale difensivo Southgate. Finirà 4-2, il bomber di Carrara ne fa due, e l’ultimo, quello decisivo, arriva ancora una volta all’89’. È finale e tutti allo stadio cantano il suo nome: He’s here, he’s there, he’s every fucking where… Massimo, Massimo, Massimo!”.

ROBERTO MANCINI (LEICESTER CITY)

Roberto Mancini Leicester

Un solo mese per accorgersi che, forse, avrebbe fatto meglio a tornare sui suoi passi. Quando nell’inverno del 2001 il Mancio decise di dire sì alla corte del Leicester City, a ormai 36 anni e con un incarico da allenatore delle giovanili della Lazio, quasi nessuno ci credette. Infatti, Roberto Mancini aveva annunciato il ritiro dall’attività agonistica solo qualche mese prima, in occasione dello storico scudetto conquistato con la maglia biancoceleste. Nelle mire di mister Peter Taylor c’era la volontà di affiancare un giocatore che potesse assicurare quell’inventiva che mancava al collettivo delle Foxes. L’esordio avvenne contro l’Arsenal di Wenger: 73 minuti in campo e 0-0 al triplice fischio finale. Altre tre presenze con Southampton, Chelsea ed Everton, prima dell’incontro di FA Cup contro il Bristol City che rappresentò l’ultima occasione per vederlo in calzoncini e scarpini ai piedi. Con la possibilità di poter guidare dalla panchina la Fiorentina, caddero le ultime velleità di calcio giocato.

DARIO MARCOLIN (BLACKBURN ROVERS)

Dario Marcolin
Credits : Action Images / Nick Potts

“Bene, ben, Marcolin!”. Ci troviamo obbligati a citare Gian nella mitica pellicola di Fratelli d’Italia per immaginarci cos’abbiamo potuto esclamare i tifosi del Blackburn Rovers al termine del match dell’Old Trafford tra il Manchester United e i Riversiders. Il 3-2 finale in favore dei Red Devils, però, non inganni: infatti, dopo essersi portati sul triplice vantaggio e con un uomo in più in campo, l’ex centrocampista della Lazio e compagnia hanno rischiato di tornare con un punto dalla trasferta mancuniana. Ma, purtroppo per Dario, si è trattato di un proverbiale fuoco di paglia: in rete la settimana successiva all’esordio assoluto, il centrocampista non ha dato il contributo necessario ad evitare la relegation a fine stagione, tornando nella Capitale con le altrettanto proverbiali pive nel sacco.