Raffaele Di Fusco e tutti i secondi portieri che hanno segnato un’epoca
6 Ottobre 2021
Alessandro NISTA
Il secondo portiere quasi per antonomasia, che celebriamo oggi in occasione del suo compleanno portando alla ribalta tutti quei colleghi che hanno trovato la porta sbarrata da un estremo difensore più bravo, più famoso o più benvoluto. E Nista, portiere di sicuro affidamento, ha di certo raccolto in carriera meno di quanto ha meritato. Le giovanili nel Pisa, la parentesi a Sorrento, il ritorno in nerazzurro per quattro stagioni: una gavetta ad alto impatto quella di Alessandro, che dal 1986 al 1990 incontra nella squadra toscana mister storici come Gigi Simone, Beppe Materazzi e Bruno Bolchi, e compagni come Mario Faccenda, Paul Elliott, Stefano Cuoghi, Aldo Dolcetti, Claudio Sclosa, Dunga, Lamberto Piovanelli, Max Allegri. La parentesi inglese con il Leeds United -nessuna presenza – e il quinquennio di Ancona, dove Nista è protagonista dal 1990 al 1995: con lui Bertarelli e Tovalieri, Sean Sogliano, Felice Centofanti, Lajos Detari, Oscar Ruggeri, Massimo Agostini e Nicola Caccia, Eupremio Carruezzo: Alessandro chiude con 139 presenze l’esperienza anconetana. Nel 1995 è a Parma: Nevio Scala in panchina, Nista è in un reparto che comprende Luca Bucci e Gigi Buffon. Sono gli anni del super Parma di Minotti e Benarrivo, di Couto e Cannavaro, di Zola e Asprilla, di Chiesa e Crespo, di Fiore e Thuram: Alessandro chiude con soltanto due presenze ed assiste agli esordi in Serie A di Gigi Buffon. Nel 1999 è a Torino sponda granata, ci resta due stagioni e ritrova Luca Bucci. Per Nista 66 presenze in Serie A, e una curiosità: il primo gol di Van Basten in serie A è proprio contro Alessandro nel 1987, e così anche l’ultimo, nel 1993.
Giulio NUCIARI
Una storia che si snoda tra Ternana, Monza e Montecatini, con le tappe cruciali di Milan e Sampdoria. Non può non essere in questa storia che vi stiamo raccontando uno che ha il record di panchine in serie A per un portiere: per Giulio Nuciari sono state 333 le volte che ha indossato la maglia numero dodici, il tutto con soltanto diciassette presenze in Serie A. Ma è da questi particolari che si giudica un secondo portiere? Certamente no. E infatti Giulio è stato alle spalle di grandi interpreti del ruolo, in nome di quella affidabilità che deve essere consona al ruolo di un secondo estremo difensore. Al Milan ci arriva nel 1982-83, in Serie B: in quella squadra ci sono Baresi, Tassotti, Evani, Oscar Damiani, Joe Jordan e Aldo Serena. Nuciari assiste al ritorno di Liedholm sulla panchina rossonera, all’arrivo di Hateley e Wilkins, all’avvento dell’era Berlusconi, partecipando al Milan di Sacchi e degli olandesi. La parentesi al Monza e l’arrivo alla Samp, dove Nuciari veste la maglia dodici alle spalle di Pagliuca fino al 1995. Presenze poche, trofei molti: uno scudetto con il Milan e uno in blucerchiato, ma con la Samp vince anche una Coppa Italia, una Supercoppa Italiana e una Coppa delle Coppe. Da dodici, ovviamente. Ma questo è mai stato un problema?
Fernando ORSI
Le giovanili della Roma e una carriera legata alla Lazio, dove è arrivato nel 1982-83, prendendo possesso della porta lasciata da Pulici e diventando il titolare fino al 1985. Prima e dopo ci sono state le importanti esperienze di Siena e Parma e di Arezzo, dove arriva dopo il primo step laziale e resta dal 1985 al 1989. Orsi è la Lazio, la Lazio è Orsi: Nando dunque torna alla “casa madre” nel 1989 e ci resta fino alla fine della carriera. È con Fiori nel 1989-90 e resta il suo alter ego fino al 1992-93. Sono gli anni di Dino Zoff. L’anno successivo arriva in biancoceleste Luca Marchegiani, e Orsi diventa sempre più secondo. Arriva Zeman e la Lazio inizia a costruire le vittorie degli anni successivi, è il 1994-95 e ci sono Signori, Casiraghi e Boksic, Nesta e Negro, Chamot e Favalli. Orsi assiste anche al ritorno di Zoff al posto del boemo, arriva Nedved, è il 1996-97. La prima vittoria per Orsi arriva nel 1997-98: la Coppa Italia, la doppia finale col Milan e la Uefa perduta contro l’Inter. È l’ultima stagione della carriera di Nando, che può dire di esserci stato quando la sua Lazio ha mosso il primo passo per iniziare il suo ciclo vincente.
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