Privacy Policy I giocatori che hanno segnato più reti in Serie A negli anni '80

I giocatori che hanno segnato più reti in Serie A negli anni ’80

1 Aprile 2020

Se l’Italia è notoriamente il Paese del catenaccio, buona norma sarebbe definire con la qualità di eccelsi gli attaccanti che hanno calcato i campi sportivi diffusi sullo stivale nostrano durante gli anni ’80. Un decennio in cui il torneo di Serie A rappresentava il vero bengodi del calcio mondiale, dove tutti i più grandi campioni esteri ambivano di partecipare per mettersi alla prova con i più forti difensori in circolazione.

Vi basti dare un’occhiata alla valanga di campioni stranieri che partecipavano alla massima espressione dell’italico pallone nella stagione 1984-85 per averne la prova: Maradona, Platini, Rummenigge, Zico, Falcão, Socrates, Junior, Souness, Laudrup, Hateley, Passarella, Boniek, Cerezo, Briegel… ne mancheranno altri, ma enunciarli tutti e trentadue – ne erano ammessi due per squadra – sarebbe stato davvero troppo lungo. E per buttar la palla in fondo al sacco era necessario sudare. Eccome.

Ecco perché le reti dei centravanti che infiammavano le folle nel decennio oggetto della nostra analisi avevano un particolare peso specifico. Trenta partite all’anno, a differenza delle trentotto attuali. Un gioco che badava più alla sostanza che alla forma e tante, tante spallate. Inferte e ricevute. Abbiamo, dunque, stilato la classifica di quei giocatori che, durante le domeniche pomeriggio disseminate dal gennaio 1980 al dicembre 1989 hanno maggiormente echeggiato negli altoparlanti delle nostre radio, e dei nostri papà, durante le religiose dirette di Tutto il Calcio Minuto per Minuto.

22. Salvatore BAGNI (35 reti)

SALVATORE BAGNI

Giocatore completo nella sua accezione più letterale: si fa notare in Serie D con la maglia del Carpi a metà degli anni ’70 dove va in gol con una certa regolarità nel ruolo di attaccante esterno. Gli emissari del Perugia lo notano e nel 1977 gli propongono il quadruplo salto di categoria per disputare il loro terzo campionato consecutivo di Serie A. È uno degli assoluti protagonisti del Perugia dei Miracoli che conquisterà un clamoroso secondo posto, senza neanche una sconfitta, alle spalle del Milan che conquista lo Scudetto della stella. All’inizio degli anni ’80 Bagni è l’elemento di maggior prospetto tra le fila degli umbri che retrocedono nel 1981, fiaccati dalla penalizzazione dovuta al calcio-scommesse. Viene ingaggiato dall’Inter ed il tecnico Rino Marchesi lo reinventa nel ruolo di mediano interdittore, garantendogli la ribalta internazionale: è uno dei migliori centrocampisti nel panorama europeo. Tuttavia, una lite col presidente Pellegrini favorisce il passaggio al Napoli che ha appena acquistato Bertoni e Maradona. Contribuisce fattivamente alla conquista dello Scudetto, grazie al suo lavoro oscuro nelle retrovie fatto di spada e fioretto. Il rapporto con i partenopei s’interrompe bruscamente dopo i ben noti episodi susseguenti al crollo che impediscono alla squadra di conquistare il secondo tricolore consecutivo. Si ritira all’età di trentatré anni, dopo aver disputato con l’Avellino il suo primo e unico torneo di Serie B.

21. Agostino DI BARTOLOMEI (35 reti)

Leader silenzioso e parimenti carismatico. Rimpianto dai tifosi e dai compagni di squadra. Oltre alla innegabile tecnica e qualità, di Ago si apprezzavano la tempra morale e la compostezza che trasfiguravano in campo quando si ergeva a prima guida della sua Roma. Non facevano differenza, per lui, i tiri dal limite o dalla distanza: il suo destro rappresentava quasi sempre una sentenza per il portiere avversario. All’inizio del nuovo decennio, Di Bartolomei funge da Atlante all’interno dello scacchiere giallorosso: sulle sue spalle poggiano le fortune delle manovre d’attacco e con la sua posizione in campo sorregge e soccorre alla bisogna la retroguardia. È lui il fulcro intorno a cui gira l’intero motore. Con l’arrivo di Falcão, il tecnico Liedholm ha l’intuizione di arretrarne il raggio d’azione, posizionandolo sulla linea difensiva e facendo di lui il vero e proprio archetipo del difensore moderno: piedi buoni e geometria in luogo dell’ormai trita figura del “fabbro” al centro dell’area. Vive, così, una seconda giovinezza. Vince lo storico Scudetto del 1983 con la fascia di capitano al braccio e dopo l’amara finale contro il Liverpool lascia la capitale per seguire il Barone sulla sponda rossonera del Naviglio. Prima di un’ultima comparsata in massima serie con il Cesena nel 1987-88, si trasferisce alla Salernitana in Serie C1 dove giocherà sino al 1990.  

20. Daniel Alberto PASSARELLA (35 reti)

Compagno di squadra proprio di Antognoni, el Caudillo giunse in Italia nel 1982, subito dopo il trofeo iridato conquistato in terra di Spagna dagli Azzurri. Bandiera del River Plate e capitano dell’Argentina campione del Mondo nel 1978, Daniel disse sì alle lusinghe della Fiorentina e della famiglia Pontello. Dotato di un sinistro preciso e potente, Passarella era un abile tiratore dalla lunga distanza e un infallibile rigorista. Nella stagione 1985-86 riuscì a mettere a segno addirittura undici reti in una sola stagione, battendo di una rete il record che Giacinto Facchetti stabilì esattamente vent’anni prima di lui. Dopo il ritorno dal Messico con la Selecciòn con cui si laureò campione del Mondo, pur non disputando neanche un minuto – colpito dalla celeberrima Maledizione di Montezuma insieme ad alcuni compagni di squadra – firmò per l’Inter con cui disputò i campionati dal 1986 al 1988, prima di far nuovamente ritorno ai Millionnarios di Buenos Aires. È il secondo difensore della storia per numero di realizzazioni (178) preceduto soltanto da Koeman.

19. Giancarlo ANTOGNONI (35 reti)

Semmai ci fosse un giocatore degno di poter campeggiare in bella vista sul logo della Fiorentina accanto al rosso giglio, questi non potrebbe che essere Antognoni, simbolo dal sangue viola. Acquistato all’età di diciotto anni dalla Serie D per ben 435 milioni di lire nel 1972, vestirà quei colori ininterrottamente fino al 1987, quando si trasferì in Svizzera, sulle rive del lago di Losanna per vivere gli ultimi anni prima del suo buen retiro. Vive proprio negli anni ’80 i suoi periodi più prolifici dal punto di vista realizzativo (segna nove reti nei campionati 1980-81 e 1982-83). Tuttavia, la sua carriera viene funestata da due gravissimi infortuni che ne minano la carriera: nel 1981 in uno scontro con il portiere del Genoa, Silvano Martina, rischia la vita; tre anni più tardi si frattura tibia e perone in uno scontro con il sampdoriano Pellegrini. La Dea Bendata si dimentica di lui anche durante il Mundial ’82, quando un infortunio in semifinale contro la Polonia gli impedisce di prender parte alla finalissima di Madrid. Nonostante gli episodi, Antognoni rimane un monolite nella storia della Fiorentina, detenendo il record assoluto di presenze in viola: 341 gare in Serie A

18. Giuseppe GALDERISI (37 reti)

Nanu non è ancora maggiorenne quando scende in campo con la maglia della Juventus addosso. Trapattoni stravede per lui e quando Bettega s’infortuna gravemente il tecnico di Cusano Milanino non esita a lanciarlo in campo con il numero nove sulle spalle. È il 1981-82 quando tutta Italia si accorge del giovane talento, soprattutto perché il Milan cade sotto i colpi della sua tripletta. Dopo due Scudetti in bacheca, Galderisi va a Verona per giocare con maggiore continuità. All’ombra dell’Arena c’è da raccogliere la pesante eredità lasciata da Domenico Penzo che, nel frattempo, ha fatto il percorso inverso. Nanu si adatta perfettamente agli schemi di Bagnoli che gli affianca prima Iorio e poi Larsen-Elkjaer. Proprio con il danese forma una coppia d’attacco inarrestabile che regala agli scaligeri l’incredibile Scudetto del 1984-85. L’arrivo di Berlusconi al Milan determina il suo passaggio in rossonero per cinque miliardi più il cartellino di Paolo Rossi. Tuttavia, non riuscirà più a toccare le vette passate e dopo una deludente stagione che frutta tre reti in ventuno match, viene ceduto alla Lazio in Serie B e poi nuovamente al Verona con cui segna quattro reti in ventotto partite. Saranno questi gli ultimi sussulti in A degli anni ’80. Per rivedervelo bisognerà attendere il 1994 quando riporterà il Padova fra i grandi e metterà a segno la sua ultima marcatura nella massima serie contro il Brescia.  

17. CARECA Antonio de Oliveira Filho (37 reti)

Il brasiliano è necessariamente relegato nelle retrovie, visto che il suo approdo in Italia è datato 1987. Careca stupisce tutti sin da subito, adattandosi splendidamente al sistema di gioco di Ottavio Bianchi e del suo Napoli. Forma l’ultima sillaba della MaGiCa – in coabitazione con Carnevale – ma nell’economia del settore avanzato partenopeo il suo contributo è sin da subito fondamentale. Dopo aver fatto sfracelli con il San Paolo, Ferlaino sborsa quattro miliardi di lire per averlo all’ombra del Maschio Angioino. Il centravanti di Araraquara dimostra sin da subito di avere i numeri per integrarsi al meglio con le caratteristiche tecniche e fisiche in possesso di Maradona e Giordano: fisico, potenza e precisione non gli mancano e sfiora il successo in Serie A al primo colpo, non fosse per il crollo che lancia il sorpasso all’ultimo respiro del Milan di Sacchi. Rimane a Napoli per cinque anni, diventandone un’istituzione: mai una polemica, mai un accenno di saudade. Lo Scudetto arriverà al termine del campionato 1989-90, immediatamente successivo al trionfo in Coppa UEFA. Per ben due volte finisce al secondo posto della classifica marcatori assoluta, preceduto prima da Maradona (1987-88) e poi da Serena (1988-89).

16. Daniel Ricardo BERTONI (42 reti)

Impossibile non comparire nella classifica dei più grandi bomber degli anni ’80 quando il tuo soprannome è Puntero. Con Daniel Ricardo Bertoni la Fiorentina inaugura la gestione della famiglia Pontello, vestendo con i colori viola un Campione del Mondo in carica. L’argentino arriva nel 1980 in Toscana non appena si riaprono le frontiere e segna il primo, storico gol di un calciatore straniero in Serie A. Sfiora lo Scudetto nel 1982, facendocelo scucire sul filo di lana dalla Juventus. Si lega per quattro anni ai colori della Fiore, diventando un vero e proprio idolo della Fiesole grazie alle sue ventisette reti in altrettanti tornei. Nel 1984, il presidente del Napoli, Corrado Ferlaino, lo acquista per fare da “balia” al Pibe de Oro, appena giunto in città. Grazie al suo appoggio, Diego riesce ad immedesimarsi più velocemente nel clima italiano ed insieme a lui mette su una ditta che produce complessivamente venticinque reti in campionato. Viene ceduto alla fine del campionato successivo all’Udinese. Non riesce a dare una mano concreta ai friulani nella disperata corsa alla salvezza, nonostante vada a ricomporre con Ciccio Graziani la coppia che, solo quattro anni prima, sfiorò l’impresa del tricolore con la Viola.

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