Privacy Policy Ma quanta nostalgia c'è nella rosa del Bari 1996-97? - Pagina 4 di 4

Ma quanta nostalgia c’è nella rosa del Bari 1996-97?

9 Aprile 2021

Sergio VOLPI

Corsa, intelligenza tattica, abilità nella costruzione del gioco soprattutto in ripartenza e tiro potente e preciso, specialmente sui calci piazzati: questo era, in sintesi, Sergio Volpi, centrocampista centrale di successo. Nella sua lunga carriera ha giocato in squadre di ottima levatura, senza mai avere, tuttavia, una chance in una cosiddetta big. Dopo una buona stagione al Brescia, si trasferisce a Bari, dove passa due anni ed offre un ottimo rendimento, in particolare nell’anno della promozione in A. Segue un’esperienza in laguna a Venezia e a Piacenza, prima del grande salto a Genova, dove sarà colonna della Sampdoria per sei lunghi anni e dove raggiungerà l’apice di tutta la sua avventura calcistica. Nel 2009, viene ingaggiato dal Bologna, neopromosso in serie A e con la sua esperienza e i suoi pochi ma fondamentali gol, sarà determinante per la salvezza dei petroniani. Conta due presenze in azzurro, oltre a 302 presenze e 26 reti nella massima serie.

Antonio BELLAVISTA

Giovane di bellissime speranze, Antonio Bellavista nasce a Bitonto il 19 novembre del 1977. Nel 1996-’97 fa parte della rosa del Bari che otterrà la promozione in serie A, ma vedrà il campo solamente in due occasioni. Ben più corposa la sua esperienza coi galletti a partire dal 2000 fino al 2008, periodo in cui costituirà una pedina fondamentale del centrocampo barese: sono ben 249, infatti le sue presenze in maglia biancorossa. Passa a Verona nella stagione 2008-2009, prima di salutare il calcio giocato con una manciata di presenze nell’Andria.

Attaccanti

Marco DI VAIO

Attaccante di razza, completo, fortissimo in tutti i fondamentali, dotato di uno straordinario fiuto del gol, fisico asciutto e prestante, rapido, ambidestro, carismatico e chi più ne ha più ne metta. 142 gol in serie A, alla pari con leggende come Bobo Vieri e Paolino Pulici. Eppure, è comune la sensazione che Marco Di Vaio avrebbe potuto avere una carriera ancora più luminosa, laddove gli infortuni non lo avessero afflitto nel periodo più alto della sua parabola calcistica. Comincia a far gol prestissimo con la maglia della Lazio, per poi andare in prestito a Bari dove contribuirà alla promozione in A. Nel 1997 passa alla Salernitana dove esplode definitivamente, siglando 33 reti in 67 presenze. Lo prende il Parma e nei tre anni in gialloblù, Di Vaio si conferma fromboliere micidiale, 41 gol in 83 presenze, la stessa pazzesca media tenuta a Salerno. Passa alla Juventus, con la cui maglia vincerà lo scudetto nel 2003; a seguire alcune discrete esperienze all’estero, in Spagna col Valencia e in Francia al Monaco dove continua a segnare con continuità. Il ritorno in Italia coincide con una stagione al Genoa e il successivo passaggio al Bologna, dove diventa una vera e propria bandiera, realizzando 65 reti in 134 presenze. Si congeda dal calcio giocato con un’esperienza di due anni in MLS, con i canadesi del Montreal Impact, per i quali metterà a segno la bellezza di 34 gol in 76 presenze. Può vantare 14 apparizioni e due reti con la Nazionale maggiore.

Francesco FLACHI

Giocatore di indubbio talento, minuto ma rapidissimo e dotato di grande fantasia e discreta potenza; questi era Francesco Flachi, fiorentino purosangue che in maglia viola esordisce giovanissimo, contribuendo alla promozione dei gigliati in serie A nella stagione 1993-’94. Anche nella massima serie, Flachi fa vedere le sue capacità, ciò malgrado, nel 1996 viene mandato a farsi le ossa a Bari e poi ad Ancona, esperienze in cui si toglierà diverse soddisfazioni. Torna dai suddetti prestiti, ma non trova spazio nell’attacco della Fiorentina, ragion per cui sceglie di accasarsi alla Sampdoria, squadra a cui legherà gran parte della sua carriera e dei suoi successi. In blucerchiato, infatti, Flachi trova l’ambiente perfetto nel quale potersi esprimere a pieno: con Novellino allenatore e Bazzani sponda d’attacco, la Samp ritorna a posizioni di classifica più consone alla sua storia e Francesco diventa il terzo marcatore di sempre della storia blucerchiata, dietro a Mancini e Vialli.

Miguel Angel GUERRERO

Vi ricordate l’esultanza del “trenino”? L’ideatore di quello stravagante modo di festeggiare dopo un gol è tutta sua. Miguel Angel Guerrero arriva a Bari in sostituzione di un calciatore amato come Joao Paulo, oltretutto, nelle prime due presenze sbaglia due rigori; i mugugni iniziali dell’ambiente biancorosso si trasformano addirittura in risate di scherno, ma il ragazzo colombiano resta calmo, sa il fatto suo. Nei suoi trascorsi colombiani, di reti ne ha segnate a bizzeffe, quindi è tranquillo e sa che il suo momento arriverà. Va in prestito per un anno al Merida e quando torna è un giocatore trasformato: realizza gol splendidi e si integra alla perfezione coi suoi compagni d’attacco, divenendo un idolo della curva barese, anche per la sua irrefrenabile simpatia sudamericana. Resterà in biancorosso fino al 1999, prima di tornare in Colombia e chiudere la carriera allo Junior di Barranquilla, la squadra che lo aveva lanciato nel calcio che conta.

Nicola VENTOLA

Barese di Grumo Appula, Nicola Ventola è stato un vero e proprio enfant prodige: a soli sedici anni esordisce in serie A, mentre a diciannove segna il suo primo gol nella massima serie contro la Fiorentina. Di lui si dice un gran bene già da tempo e il potenziale si intuisce fin dal principio. Esplode nell’annata della promozione in A, sempre con la maglia del Bari; l’Inter lo mette nel mirino e lo ingaggia per la stagione 1998-’99 in cui mette a segno sei reti in 21 presenze; la concorrenza nell’attacco nerazzurro è feroce, pertanto Ventola viene mandato in prestito a Bologna, poi a Bergamo, a Siena e in Inghilterra al Crystal Palace. Con la maglia delle Eagles, però, giocherà in sole tre occasioni, a causa di un grave infortunio al ginocchio che lo terrà fuori per il resto della stagione. Torna in Italia all’Atalanta, mettendo a segno 15 reti in 35 presenze, permettendo così agli orobici di centrare la promozione in serie A. Passa poi in Piemonte, prima al Torino, dove resterà per due anni offrendo un rendimento piuttosto alterno, in seguito al Novara dove, vessato dagli infortuni, dirà addio al calcio nel 2011.

Daniele Parrini