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La “magnifica” e nostalgica prima campagna acquisti di Massimo Moratti

21 Ottobre 2021

Gionatha SPINESI

Ha soltanto diciassette anni, ma ha fatto già vedere di avere i numeri del grande attaccante nel primo scorcio di stagione con la maglia del Pisa. I toscani, dopo il fallimento, sono ripartiti dalla Serie D ed hanno affidato al giovanissimo centravanti la maglia numero nove: Spinesi non si è fatto trovare impreparato, segnando ben quattro reti nelle prime dieci uscite del torneo 1995-96. Le recensioni degli osservatori sono così positive che la dirigenza interista si convince ad investire sul giovane pisano per la propria squadra Primavera. Spinesi, così, veste un altro nerazzurro, ma non riuscirà mai a vestire quello della prima squadra. Resta un anno preciso nel capoluogo lombardo, prima di disputare le prime partite da professionista in Serie B con la maglia del Castel di Sangro, dove lascia un ottimo ricordo dei suoi diciotto mesi in giallorosso.

Mirko TACCOLA

Così come Spinesi, anche il difensore è venuto su nelle giovanili del Pisa. E proprio contro l’Inter esordisce in Serie A, durante il campionato 1988-89. Subentra a Gazzaneo nella ripresa per difendere il vantaggio di Bernazzani, ma l’armata di Trapattoni travolge gli avversari con quattro reti. Dopo alcune esperienze in prestito con Ternana e Pescara, Mirko riesce ad entrare nel novero degli Azzurrini di Cesare Maldini e nel 1991-92 disputa un intero campionato da titolare all’Arena Garibaldi. È così che nel novembre 1992 approda all’Inter, con cui esordisce ufficialmente in occasione del derby al posto di Antonio Paganin. Nei campionati successivi viene mandato alla Lucchese e al Palermo: quando rientra a Milano viene inserito come contropartita tecnica all’interno della trattativa che porta Benny Carbone a San Siro dal Napoli. Raro esempio di longevità, Taccola disputa le sue ultime partite a quarantasei anni nelle serie minori toscane dopo oltre trecento partite fra i professionisti e due esperienze all’estero: in Grecia con il PAOK Salonicco e in Portogallo con il Maia.

Paolo TRAMEZZANI

Photo: Neal Simpson – Empics – Getty Images

Il terzino sinistro transita alla Pinetina giusto il tempo di svuotare l’armadietto e prendere il treno che lo porterà verso Cesena in Serie B. È l’ultima volta che Paolo passa da quelle parti, dopo esser cresciuto nella società che l’ha avviato al calcio professionistico ed aver vestito la maglia nerazzurra per due anni. Nel 1989 inizia il periodo di formazione che lo porta prima a Prato, poi al Cosenza ed infine alla Lucchese. Dopo tre buone annate, mister Bagnoli decide di tenerlo con sé ed impiegarlo come sostituto di Luigi De Agostini, appena arrivato nel calciomercato estivo. All’ombra dell’ex juventino si ritaglia comunque il suo spazio, tanto da conquistarsi i galloni da titolare l’anno successivo. Un importante infortunio, però, ne limita l’impiego nella stagione che vede l’Inter aggiudicarsi la Coppa UEFA. Viene dirottato, dunque, al Venezia fra i cadetti nel 1994 e poi proprio al Cesena nell’annata in questione. Nel frattempo, non gli viene rinnovato il contratto e nel 1996 viene ingaggiato dal Piacenza di Bortolo Mutti.

Marco VARALDI

Il suo contratto viene depositato in Lega dopo il tesseramento operato dall’Inter per rinforzare la sua Primavera. Il portiere attenderà diversi anni prima di firmare il suo primo contratto da professionista: è il 2001 quando viene acquistato dal Giulianova che milita in Serie C1. Rimane in Abruzzo per due anni, per poi transitare nella vecchia C2 tra Legnano, Biellese, SPAL e Lecco, prima di far perdere le sue tracce negli almanacchi nel 2007 a venticinque anni.

Javier Adelmar ZANETTI

L’argentino arriva in punta di piedi per esplicita volontà del presidente Moratti che lo vede distinguersi nella Seleccion Under 21. Il patron dell’Inter, infatti, ricorda che i suoi emissari gli mostrarono una videocassetta del match per convincerlo all’acquisto del Burrito, Ariel Ortega. E invece rimase il patron rimase così colpito dalla facilità di corsa e dall’atletismo del terzino del Banfield. Gli bastarono cinque minuti per convincersi. E venti anni per innamorarsi. Si presentò agli obiettivi degli sportivi interisti insieme al connazionale Rambert. E, a differenza dell’Avioncito, Javier è diventato il simbolo per eccellenza dell’Inter, scalzando addirittura un monumento come Bergomi da tutte le graduatorie nella storia del club. Unico, inimitabile e irripetibile. Il suo ciuffo, quasi scultoreo e granitico negli anni, e il suo pianto di gioia insieme al suo presidente nella magica serata del Santiago Bernabeu rimarranno ricordi indelebili nelle memorie di ogni sportivo nerazzurro.

di Nando Di Giovanni