Privacy Policy Troppi stranieri e pochi italiani? Qual è la verità? L’analisi degli ultimi trent’anni della Serie A - Pagina 2 di 6

Troppi stranieri e pochi italiani? Qual è la verità? L’analisi degli ultimi trent’anni della Serie A

8 Aprile 2022

1991-92 (463 calciatori): 59 stranieri (13%) – 404 italiani (87%)

Non cambiano le regole, ma l’arrivo di nuovi stranieri non si arresta. I tifosi napoletani si sono ormai rassegnati all’addio del Pibe de Oro e cercano di consolarsi con la crescita di Zola e l’arrivo del francese Blanc in difesa. Mentre le meneghine rimangono cristallizzate sul fronte estero, fa scalpore – e non poco – l’arrivo al Verona di un campione come Dragan Stojkovic. Sono le cosiddette “provinciali” a muovere particolarmente il mercato oltreconfine: l’ambizioso Bari, infatti, saluta gli arrivi di Boban – via Milan – e dell’inglese Platt che sbarcano in Puglia con l’obiettivo di portare i Galletti in Europa e, invece, ben presto si ritroveranno fatalmente invischiati nella lotta per non retrocedere. La Fiorentina, invece, orfana di Baggio e con l’impellenza di sbolognare l’abbaglio Lacatus, punta tutto su Batistuta che giunge in Italia con l’obiettivo di far sognare i tifosi viola: dopo un periodo di adattamento, il centravanti di Reconquista traccerà un solco indelebile nella storia del club toscano e nei cuori dei suoi supporter. Desta curiosità, invece, il Foggia di Zeman che propone al gran pubblico i russi Kolyvanov e Shalimov, i quali completano il trittico assieme a Petrescu. La Juventus, invece, naufragato l’esperimento-Maifredi, richiama Trapattoni a sé ed il tecnico di Cusano Milanino indica nei tedeschi Kohler e Reuter le chiavi per ritrovare la strada smarrita. Il piano, però, riesce soltanto a metà.

1992-93 (496 calciatori): 78 stranieri (16%) – 418 italiani (84%)

La quota stranieri aumenta decisamente, forte dei regolamenti che allargano decisamente le maglie: ogni squadra potrà tesserare più stranieri, fermo restando la quota di tre da consegnare in distinta all’arbitro. Ed è così che il contingente estero si popola di nuovi arrivi in serie. Il Milan campione d’Italia tessera il Genio Savicevic e il Pallone d’Oro in carica Jean-Pierre Papin, mentre l’Inter saluta il trio teutonico formato da Klinsmann, Brehme e Matthäus per accogliere Sammer e il Cobra Pancev – che ben presto muterà in Ramarro – e tentare di mettere i bastoni fra le ruote ai cugini. La Juventus pesca in Germania il tuttocampista Andy Möller, mentre la Stella Rossa di Belgrado si vede costretta a lasciar andare Mihajlovic che si accasa alla Roma e Jugovic alla Sampdoria. Fa sul serio la Fiorentina di Cecchi Gori che acquista il tedesco Effenberg ed il campione d’Europa in carica Laudrup, ben fresco di impresa con la sua Danimarca. Ma sappiamo come andrà a finire. Un altro elemento della Danske Dynamite arriva in Italia: è Sivebaek che sbarca a Pescara, mentre l’Ancona tessera l’ex campione del Mondo con l’Argentina di Messico ’86, Oscar Ruggeri. La Lazio, invece, insieme a Winter accoglie Gazza Gascoigne: l’acquisto manda in sollucchero i tifosi biancazzurri che sognano di tornare ai vertici del calcio italiano ora che a finanziare la squadra c’è Sergio Cragnotti. Il Parma, infine, dà il suo benvenuto a Faustino Asprilla, funambolo colombiano. Mentre Foggia è la nuova casa di Bryan Roy ed Hernan Medford (il primo costaricano del campionato italiano). E cosa dire, invece, del Brescia che si assicura la firma di un talento come quello di Gheorghe Hagi? Ah, cos’era la Serie A…

1993-94 (509 calciatori): 70 stranieri (14%) – 439 italiani (86%)

Seppur uno dei movimenti a far più rumore sia l’addio di Gullit al Milan per dire sì alla Sampdoria di Eriksson, si segnalano moltissimi arrivi dall’Europa. Come al solito è l’Inter che cambia ancora rotta alla ricerca di un’identità e questa volta “imita” i cugini, propendendo per una svolta tutta Oranje: per venticinque miliardi, infatti, la squadra di Pellegrini si assicura la firma di Dennis Bergkamp, astro nascente dell’Ajax. Assieme a lui arriva l’altro olandese Jonk. A fine stagione i Nerazzurri festeggiano la Coppa UEFA, ma in campionato rischiano la clamorosa retrocessione in Serie B, acciuffando la salvezza per il rotto della cuffia. Il Milan si tutela della partenza di Gullit dando sempre più spazio a Savicevic ed acquistando un monumento come Marcel Desailly dall’Olympique Marsiglia. La squadra francese è un’autentica polveriera: le vicende del presidente Tapie danno il via ad un fuggi-fuggi generale di campioni, tant’è che in Italia arrivano Sauzée (acquistato dall’Atalanta) e Boksic che dice sì alla Lazio nel mese di novembre. Nello stesso periodo la Reggiana si assicura la firma di Paulo Futre, ma l’esperienza dell’asso portoghese in granata durerà lo spazio di un match contro la Cremonese, quando poi s’infortuna nel giorno del debutto. E nel frattempo l’addio al calcio di Marco van Basten diventa sempre più una realtà.

1994-95 (519 calciatori): 65 stranieri (12,5%) – 454 italiani (87,5%)

Dopo il Mondiale di USA ’94 si assiste paradossalmente per i canoni italiani ad una riduzione del numero di stranieri. Questa contrazione non evita, comunque, di vedere all’opera i direttori sportivi delle squadre con fantasiose dosi di esterofilia. Non potrebbe essere altrimenti: tutti i titoli sono per Alexi Lalas, iconico difensore e sacerdote del Soccer nel Vecchio Continente più di altri colleghi cresciuti ad hamburger e mac and cheese. Lo statunitense del Padova, contrariamente a quanto vaticinato dagli osservatori, risulta grandemente una delle più gradite sorprese del torneo. Una squadra che può vantare in squadra anche un talento come Kreek ed un giovane interessante come Goran Vlaovic. La Juventus, invece, volta ancora pagina: in estate matura il secondo addio – stavolta definitivo – a Trapattoni e la sua eredità viene raccolta da Marcello Lippi che riesce lì dove non era riuscito il suo illustre predecessore: a fine torneo – il primo dove vengono assegnati tre punti per vittoria – la Vecchia Signora è campione d’Italia dopo nove anni dall’ultimo tricolore. Ciò avviene anche grazie al prezioso apporto a centrocampo di due elementi di grande qualità come Deschamps e Paulo Sousa, intorno ai quali girano tutte le trame bianconere. A Firenze, invece, ci si riprende dopo il Purgatorio della cadetteria e Cecchi Gori regala alla tifoseria Marcio Santos – campione del Mondo con il Brasile – e Rui Costa. Le delusioni apportate dal carioca vengono controbilanciate con gli interessi dall’eleganza del fantasista lusitano che s’intende alla perfezione con Batistuta: il centravanti argentino, infatti, interrompe l’egemonia di Signori in cima alla classifica marcatori e si aggiudica il titolo di miglior cannoniere del torneo con ventisei reti. A Torino, sponda granata, si guarda con gioia al campionato di Abedì Pelé che, insieme a Rizzitelli, compone una coppia di tutto rispetto. Il Genoa, invece, mal digerisce l’ingaggio di Kazu Miura: il primo giapponese in Serie A non incide affatto e, infatti, a fine campionato il Grifone torna in Serie B dopo sei anni.

1995-96 (512 calciatori): 70 stranieri (14%) – 442 italiani (86%)

È l’ultima annata prima del “liberi-tutti” della sentenza Bosman. Si avverte che più di qualcosa muterà a breve e così anche in Serie A ci si prepara all’arrivo di una flotta mai vista di giocatori stranieri. E le formazioni del campionato più bello del mondo si muovono in modo tale da non farsi trovare impreparate alla nuova era: arrivano campioni di gran qualità, anche quest’anno. Soprattutto quest’anno. L’Italia torna ad essere una delle mete più appetite al mondo e, infatti, arrivano nella stessa stagione campioni come Stoichkov, Weah, Roberto Carlos, Ince, Zanetti, Seedorf e Karembeu. È dura spartirsi la palma di miglior acquisto, ma alla distanza è il liberiano a vincere per distacco: il primo Pallone d’Oro africano, infatti, è decisivo per riportare il Milan in cima alla classifica del campionato, mentre il fantasista bulgaro ex Barcellona delude alla distanza. L’Inter è ancora schiava delle proprie contraddizioni, mentre sulla sponda doriana si fanno spazio l’olandese ed il francese che prendono per mano i liguri, portandoli ad un buon piazzamento in campionato. Stupisce l’Udinese di Zaccheroni, nella quale brillano Helveg e Bierhoff (già esperto del campionato italiano), mentre si segnala il Bari che mette in luce elementi di primo pelo come i due svedesi Andersson e Ingesson che, però, non saranno in grado di salvare i Galletti – assieme a Protti capocannoniere – dalla Serie B.

1996-97 (573 calciatori): 108 stranieri (19%) – 465 italiani (81%)

Photo: Claudio Villa – Allsport

Ci siamo: la legge Bosman entra ufficialmente in vigore. E com’è prevedibile si aprono letteralmente le cateratte. Per la prima volta nella storia della massima categoria il contingente straniero sfora quota cento e la Serie A diventa sempre più cosmopolita. Sono molti i motivi d’interesse che portano a dedicare particolare attenzione al mercato estero che porta verso l’Italia: infatti, gli Azzurri di Sacchi hanno provato sulla propria pelle il potenziale d’impatto della Repubblica Ceca, vera sorpresa di Euro ’96 e in Italia arriva alla Lazio, via Sparta Praga, Pavel Nedved, giustiziere dell’Italia nel match di Liverpool. Ma le altre non stanno certo a guardare: si segnalano, infatti, gli arrivi di Zidane alle Juventus, di Dugarry, Reiziger e Davids al Milan, di Veron alla Sampdoria, di Djorkaeff e Zamorano all’Inter e di Thuram e Crespo al Parma. Curiosità: l’acquisto straniero più costoso viene operato dalla Roma durante la sessione invernale. I Giallorossi, infatti, mettono a segno il colpo-Candela dal Guingamp, grande sorpresa della Coppa UEFA.