Privacy Policy I migliori bomber di provincia scelti e raccontati da Dario Hubner

I migliori bomber di provincia scelti e raccontati da Dario Hubner

28 Aprile 2020

Roberto MURGITA

Credits: Tony Marshall/EMPICS via Getty Images

Forse non aveva le caratteristiche del bomber implacabile in area di rigore. Probabile lo pensasse anche il professor Scoglio se, in alcune partite, lo provò addirittura nel ruolo di stopper per sfruttare il suo stacco di testa. Tuttavia, Murgita ha contribuito con una buona mole di gol e di assist per i compagni di reparto ai successi del Vicenza di Guidolin. Sono 35 le volte in cui il “Romeo Menti” esulta insieme a lui, in particolar modo quando abbatte la resistenza del Bologna nella semifinale di Coppa Italia del 1996-97, contribuendo in maniera decisiva alla vittoria dei berici. Con l’andar degli anni si trasferisce per quattro volte in tre anni andando prima a Piacenza, poi a Napoli ed infine a Ravenna e Treviso. Non ci sono più le percentuali realizzative dei tempi della Massese, ma Murgita si rivela efficace nell’ultimo passaggio. Smette a 37 anni dopo esser sceso nelle categorie minori

Giovanni PISANO

Se ci fosse un film che potrebbe descrivere le imprese dei nostri eroi, in questo caso nessuno mi voglia male se mi sovviene Ku-Fu? Dalla Sicilia con furore, con il mitico Franco Franchi. Beh, la storia di Pisano racconta di un attaccante che si è fatto spazio a suon di gol nelle categorie minori della natia Trinacria fin quando nel 1992 il Foggia di Zeman, orfano di Baiano, Signori e Rambaudi mise gli occhi su di lui per rinforzare il reparto d’attacco. Dopo una comparsata in campionato, arriva la cessione alla Salernitana che costruisce su di lui il reparto d’attacco per la scalata alla Serie B: 58 gol in quattro anni (compresi i 21 della stagione 1994-95) che danno il la ad un lungo peregrinare in formazioni che puntano sui numeri del centravanti di Siracusa: Genoa e Pescara gli affidano le chiavi dell’attacco e lui porta a casa 30 reti complessive. Poi il passaggio a Cosenza ed infine la discesa a Spezia: con gli Aquilotti in Serie C1 segna 32 gol in due anni finché, all’età di 34 anni fa ritorno nella sua amata Sicilia dove con le maglie di Vittoria e Siracusa vive le due ultime stagioni da protagonista, rispettivamente con 12 e 14 gol.

Gianpietro PIOVANI

Piovani non era certo un bomber d’area di rigore, ma il feeling con il gol non si è mai perso e, anzi, in molti ricordano le sue spettacolari giocate, soprattutto a Piacenza, Dopo aver esordito in Serie A con il Brescia a 18 anni ed aver tentato le esperienze con Parma e Cagliari, nel 1990 viene acquistato dalla società del presidente Garilli e vi rimane per ben 11 anni. La stagione della svolta è il 1994-95 quando, insieme a De Vitis ed Inzaghi forma un trio d’attacco spaventoso da 42 reti: 15 sono le sue (record personale) così come quelle di Superpippo, mentre il navigato Totò si “limita” a 12 gol. I biancorossi dominano il torneo e conquistano la promozione in Serie A con il Piacenza tutto italiano. Con i Lupi piacentini, Piovani stabilisce numerosi record: quello di presenze in campionato (341) e di marcature realizzate (57, primo dal dopoguerra in poi). Con l’arrivo di Novellino in panchina, Gianpietro fa le valigie e se ne va a Livorno, dove conquista la settima promozione della sua carriera a fianco di Protti, prima di appendere le scarpe al chiodo a 40 anni dopo alcuni anni nelle serie minori.

Alfredo AGLIETTI

Forse, un giorno, Arrigo Sacchi ringrazierà Aglietti. Forse è anche merito suo se la Nazionale ad USA ’94 ha gettato il cuore oltre l’ostacolo. Per quale motivo? Perché Alfredo fu l’autore dello storico secondo gol con la maglia del Pontedera che stese gli Azzurri poco prima della partenza per l’America. E che Aglietti avesse un mucchio di munizioni da esplodere lo si evinceva facilmente: con le sue 22 marcature in campionato, infatti, portò i toscani dalla C2 alla C1, mentre l’anno successivo costruì le basi su cui si fondò la “creatura” del presidente Foti: 20 marcature con la Reggina e promozione in B, l’anno successivo altri 18 gol fra i cadetti. Aglietti sembrava fosse il nuovo che avanzava ed il Napoli lo scelse per alternarlo con Caccia in attacco. A fine stagione si contano otto centri, non pochi ma neanche così tanti come ci si attendeva. Ed è così che prende la via di Verona dove, però, non riesce a ritornare sui ritmi di prima. Torna in Toscana nel 2000, lì da dove era iniziato tutto per finire la carriera con le maglie di Arezzo e Pistoiese.

Davide DIONIGI

Credits: Claudio Villa /Allsport

Dionigi rappresenta un nomade del mondo del pallone, avendo predicato gol in ogni angolo d’Italia: durante la sua carriera si contano 20 cambi di maglietta, mentre le esperienze più lunghe sono quelle “addirittura” biennali con Napoli (dal 2002 al 2004) e Taranto (dal 2007 al 2009). Nel mezzo ci fu un gran susseguirsi di cambi di progetto in corsa, di ritorni e di abbandoni che, da sempre hanno caratterizzato la storia di Dionigi. Tuttavia, nonostante i chilometri macinati, il gol ha fatto costantemente da comun denominatore alle sue esperienze. Il primo exploit è quello della stagione 1996-97 quando, con le 24 reti con la maglia della Reggina, l’attaccante modenese si laurea capocannoniere ed ottiene l’ingaggio della Fiorentina. Tuttavia, davanti a lui c’è un certo Batistuta e per questo si fa di nuovo fagotto per non perdere lo smalto: su di lui c’è il Piacenza di Guerini, che l’ha già allenato a Reggio Calabria. Son 13 i gol in due anni e mezzo. Poi la Sampdoria, poi di nuovo la Reggina (promossa in A anche grazie alle sue 11 realizzazioni) ed infine la chiamata del Napoli con cui conquista il record di marcature (19 nel 2002-03). Termina la sua esperienza con Taranto ed Andria BAT prima di iniziare la carriera d’allenatore.

Carmine ESPOSITO

Fu un fuoco di paglia quello tra la Serie A e Carmine Esposito. Tuttavia, fu più che sufficiente per lasciare il segno fino ai nostri giorni. L’attaccante napoletano, infatti, vien portato nei cuori e nei ricordi degli appassionati per l’exploit compiuto nel 1997-98 con la maglia dell’Empoli quando, da perfetto sconosciuto, conquistò la ribalta del massimo torneo nazionale grazie ad un sorprendente score di 14 reti che consentirono ai ragazzi di Spalletti di salvarsi e di concludere al meglio iniziato soltanto due anni prima in C1 e conclusosi con la doppia promozione, arricchita dalla permanenza in A. Carmine fu la bocca di fuoco del tecnico di Certaldo che gli affiancò negli anni i vari Cappellini, Florijancic, Di Natale e Toni. Alla fine dell’avventura con l’Empoli sono 38 le realizzazioni che gli fanno guadagnare la chiamata della Fiorentina di Trapattoni, alla ricerca di un partner per Batistuta. Purtroppo, le aspettative rimangono tali e vive il suo ultimo momento di gloria con la maglia della Sampdoria in Serie B. Prematuramente, a 32 anni decide di tornare in provincia, lì forse dov’era il suo vero habitat.