Privacy Policy I migliori bomber di provincia scelti e raccontati da Dario Hubner

I migliori bomber di provincia scelti e raccontati da Dario Hubner

28 Aprile 2020

Antonio DE VITIS

Non bisogna chiedere altro a Totò se non far gol. E sicuramente non ne rimarrete delusi. Neanche Hubner che lo ricorda come “Uno dei centravanti più letali che io abbia visto giocare”. Si parte dalla metà degli anni ’80 per terminare il viaggio a ridosso del nuovo millennio. Durante il suo lunghissimo viaggio, De Vitis ha avuto otto tappe importanti della sua vita: si è partiti da Napoli (esordio in Serie A) per andar poi a farsi le ossa nel Campania in C1. La prima promozione a Palermo in Serie B, condita da 7 gol per poi far faville nei nove mesi con la maglia della Salernitana: 16 reti in 25 presenze. Fu così che il Taranto lo chiamò per assicurarsi i necessari gol salvezza: obiettivo centrato nel biennio 1986-88 in entrambe le occasioni grazie ai suoi 28 gol. Poi l’Udinese (un’altra promozione e 15 gol per Antonio nel 1988-89) per poi far le valigie nel 1991 e sposare la causa del Piacenza che porta in Serie A con reti a raffica: 49 in 120 partite. Il giro si conclude in quel di Verona, non prima, ovviamente, di aver trovato la forza di aggiudicarsi la sua quarta promozione in carriera e il record di marcature (6) in Serie A a 33 anni.

Cosimo FRANCIOSO & Francesco PALMIERI

Talvolta tocca frenare le emozioni per evitare di essere ridondanti. È questo il nostro caso, in cui bisogna fermare le lancette dei ricordi al 1995 quando arrivano a Lecce due pezzi da novanta: Francioso e Palmieri. Il primo è un navigato bomber di 28 anni, reduce da un’ottima annata con la maglia del Casarano in C1 (28 presenze e 18 reti). Il secondo, invece, si è disimpegnato tra la provincia emiliana e quella abruzzese, prima di dividersi fra Cosenza e Bologna. I giallorossi, guidati da Ventura, puntano al ritorno tra i cadetti dopo il doppio salto all’indietro degli ultimi anni e, per questo, si affida alle cure degli attaccanti che sviluppano un potenziale distruttivo difficilmente eguagliabile. Palmieri crea, Francioso è l’animale da area di rigore: dei 55 gol complessivi, ben 31 portano la loro firma (21 quelli del Pichici Cosimo). Inevitabile, dunque, la conferma anche per l’anno successivo che frutta ai giallorossi un nuovo ritorno in A. Nel torneo 1996-97 i due riescono ancor di più ad affinare l’intesa mandando in estasi i salentini con 29 gol (15 a 14) prima di separarsi e percorrere strade diverse.

Massimo MARGIOTTA

Nasce in Venezuela, ma matura nel Pescara in cui si mette in mostra anche un giovanissimo Morgan De Sanctis. Nel laboratorio abruzzese, Massimo prende appunti durante gli anni da colleghi quali Luiso, Carnevale e Giampaolo – solo per dirne tre – e mette insieme quasi 50 partite in B quando non ha compiuto ancora vent’anni. Forte di testa, il Cosenza lo sceglie nel 1997-98 per tentare la scalata alla serie cadetta e l’obiettivo viene centrato: le 19 reti in 33 apparizioni premiano i calabresi. La stagione successiva si divide fra Lecce e Reggiana, mettendo a segno 17 gol e la sua confidenza con il gol convince l’Udinese che lo acquista nel 1999. Non è titolare, ma si fa vedere anche in campo europeo – sua una doppietta con il Bayer Leverkusen che consente ai friulani di superare il turno – finché nel 2001 inizia il suo lungo sodalizio con il Vicenza. In maglia biancorossa finisce sul tabellino in 55 occasioni, mentre sono 170 le presenze in totale. Nel mezzo le esperienze con il Perugia in Serie A (16 presenze e 4 reti) nel 2003-04, Piacenza nel 2005-06 ed il Frosinone che nel 2006 lo sceglie per affrontare il primo torneo di Serie B della sua storia: in 38 presenze, va a segno 11 volte. Mica male, no?

Gianni COMANDINI

Credit:s Grazia Neri/ALLSPORT

I tifosi dell’Inter lo ricorderanno sicuramente come uno dei peggiori Boogeyman per diversi anni: la sua doppietta nello 0-6 rifilato dal Milan ai nerazzurri rimane scolpito nei peggiori incubi dei Bauscia. Forse questo rappresenta il punto più alto della sua sfortunata carriera, tormentata da infortuni che lo hanno costretto al ritiro a soli 28 anni. Quello di Gianni è un talento precoce che sboccia nel vivaio di Cesena, da sempre prodigo di grandi attaccanti: dopo un anno di prova al Montevarchi, inizia a far gol nella formazione di casa ed attira l’attenzione del Vicenza che lo acquista, lasciandolo maturare all’aria di casa. Ne vale la pena, perché in Serie B, Comandini va a referto per 14 volte. Il tecnico dell’Under 21, Tardelli, lo nota e lo aggrega alla nazionale degli Azzurrini che si laurea campione d’Europa nel 2000. Un anno d’oro per Gianni che, con i suoi 20 gol, trascina i veneti al primo posto del campionato di Serie B. L’arrivo al Milan rappresenterebbe la consacrazione definitiva e, invece, le eccessive attese lo “bruciano”. L’anno dopo lo acquista l’Atalanta per ben 30 miliardi di lire, ma mette a segno soltanto 4 gol, nonostante il posto da titolare. È il 2005 quando Comandini si ferma dopo due comparsate con Genoa e Ternana.  

Luca SAUDATI

La sua carriera è stata caratterizzata da alcuni terribili infortuni che ne hanno minato il rendimento in diverse occasioni. Luca è cresciuto calcisticamente nel Milan che lo manda in prestito fra Lugano, Monza, Lecco e Como. Con i lariani disputa la sua prima stagione da titolare e va in gol per 11 volte. L’anno successivo si distingue nell’Empoli, con cui segna 18 gol in 29 partite. Saudati matura ed il suo nome finisce sul taccuino di diversi direttori sportivi: lo sceglie il Perugia per affiancarlo a Vryzas e al termine del campionato i gol sono 7. Fra il 2001 ed il 2010 Saudati si muove costantemente lungo la direttrice fra Atalanta ed Empoli – eccezion fatta per una comparsata con il Lecce nel 2006 – che si ripete sino al termine della sua carriera. Appesi gli scarpini al chiodo si contano 162 presenze e 46 gol con i toscani, 56 apparizioni ed 8 reti con la maglia nerazzurra degli orobici. Curiosità: dopo il ritiro dal calcio giocato, Saudati ha aperto due attività di ristorazione a Firenze insieme a Francesco Flachi.