Privacy Policy I migliori bomber di provincia scelti e raccontati da Dario Hubner

I migliori bomber di provincia scelti e raccontati da Dario Hubner

28 Aprile 2020

Dino FAVA PASSARO

Il vizio di trafiggere portieri era già ben chiaro quando, non ancora maggiorenne, iniziava a farsi strada fra i grandi con la maglia del Formia. Lo nota il Napoli, ma è nella provincia del Nord che Fava Passaro trova la sua dimensione. Va in doppia cifra con Pro Patria in C2 e con il Varese in C1, finché la Triestina non mette gli occhi su di lui e, dopo un periodo iniziale in panchina, i giuliani si accorgono di avere una bocca di fuoco niente male: con le sue 22 reti trascina i biancorossi fino al quinto posto in Serie B. Sono i vicini di casa dell’Udinese a sceglierlo nel 2003 per sostituire il partente Muzzi e, alla fine della sua prima stagione in Serie A, i gol agli ordini di Spalletti sono 12 e valgono la qualificazione alla Coppa UEFA. L’anno successivo arriva Di Natale e gli spazi si limitano naturalmente, per questo sceglie di indossare i colori del Treviso nella stagione del loro esordio assoluto in A e, parallelamente, l’ultima per lui. Bologna e Salernitana rappresentano le ultime esperienze nei campionati professionistici, prima di tornare a respirare l’aria dei campi di casa che ne preserva integra la sua “gioventù”: nonostante i 42 anni, Dino Fava Passaro continua a far gol senza volerne sapere di fermarsi.

Cristian BUCCHI

Abituato a “colpi di testa” inusuali, qualcuno pensò che il Perugia del patron Gaucci stia esagerando quando annuncia l’acquisto dell’attaccante dalla formazione d’Eccellenza del Settempeda. Cristian, però, non impiega tanto per smentire gli scettici e la stagione va in archivio con un bottino di 5 reti in 27 presenze. Il Vicenza lo prende in prestito per consentirgli di maturare ed accumulare esperienza: con 10 gol l’esperimento va in porto. I primi anni duemila, però, sono piuttosto accidentati e dolorosi, a causa di vicende extra-sportive, ma Bucchi non si perde d’animo e la luce inizia a riaccendersi nel 2004-05 quando contribuisce con ben 17 realizzazioni (oltre a due nei play-off) alla promozione dell’Ascoli in Serie A. Nel torneo successivo si esagera: non segue i marchigiani in A, ma accetta l’offerta del Modena e si laurea capocannoniere con ben 29 gol. Il Napoli di De Laurentiis lo sceglie per l’assalto alla Serie A, ma dopo un buon avvio, si perde ed il bilancio recita 8 gol alla fine del torneo. Siena, Bologna, ancora Ascoli, poi Cesena e Pescara per chiudere la sua carriera anzitempo a 34 anni ed iniziare quella da stimato tecnico.

Andrea TENTONI

La sua parabola, fondamentalmente, dura quattro anni. Ma sono sufficienti per gli aficionados nostalgici per porre Andrea Tentoni nel loro particolarissimo tempietto dei big. Quattro anni colorati di grigiorosso, quelli della Cremonese per essere precisi, e resi indimenticabili grazie all’aiuto di un gran Maestro (con la M maiuscola) del calcio come Gigi Simoni. È il tecnico che va a pescarlo nella Vis Pesaro nell’estate del 1992 per affidargli le chiavi dell’attacco dei lombardi: la scelta si rivela più che vincente. Arriva subito la promozione in Serie A e nel 1993 Tentoni vive il suo anno magico: trascina i compagni di squadra ad una tranquilla salvezza e le sue prestazioni attirano l’attenzione di Arrigo Sacchi, il quale lo convoca in Nazionale in più di un’occasione. L’anno successivo allo stadio “Giovanni Zini” giunge Enrico Chiesa e la coppia fa faville: per quest’ultimo è la consacrazione e Tentoni ha gran parte del merito. Dopo la retrocessione in B del 1996 si accasa ai rivali del Piacenza per sostituire Luiso, ma non scatta la scintilla. Si ritirerà a soli 31 anni, lasciando un gran ricordo nei cuori dei suoi tifosi.

Arturo DI NAPOLI

Quante volte ha fatto male ai portieri avversari il sinistro di Re Artù. Tante, troppe volte. Durante la sua lunghissima carriera ha legato particolarmente il suo nome a grandi piazze, quali Venezia, Palermo, Messina e Salernitana. Club con i quali Di Napoli ha messo in mostra tutto il suo gran repertorio di giocate. Cresciuto nell’Inter che lo manda a maturare fra Acireale, Gualdo, Napoli e Vicenza, vive la sua prima stagione da titolare nel 1998-99 quando segna 11 reti con la maglia dell’Empoli in Serie A, ma non riesce ad evitarne la retrocessione. Nel 2000-01 trascina il Venezia in A con 16 reti e poco dopo partecipa all’esodo dalla Laguna a Palermo, nell’ambito dell’acquisto dei rosanero di Zamparini. Una stagione al Barbera e poi arriva la chiamata del Messina che si affida ai suoi gol per la promozione in Serie A. Dopo quattro anni, lo vuole la Salernitana: 21 reti in Serie C, titolo di capocannoniere con conseguente promozione. Nonostante un’ottima stagione in B, rimane fuori dal progetto granata e si accasa da svincolato a Messina (nel frattempo in D) con cui segna altri 20 gol in 32 match. Eterno.

Mario FRICK

Il coretto a lui dedicato è stato un must in quasi tutti gli stadi della penisola. Se non l’avete cantato, nel frattempo, siete dei falsi. L’attaccante del Liechtenstein ha terrorizzato per quasi dieci anni i difensori delle squadre avversarie, riuscendo ad andar vicinissimo a quota 100 – nessun riferimento alle politiche pensionistiche, ovvio – reti realizzate in Italia. Lo pesca dal campionato svizzero l’Arezzo che quell’anno milita in C1: le sue 16 reti alla fine del torneo fanno drizzar le antenne delle squadre più grandi ed è il Verona ad aggiudicarselo. Il campionato termina con la retrocessione degli scaligeri e i gialloblù lo cedono alla Ternana. Con la maglia rossoverde delle Fere, Mario mette a segno 47 gol in 4 anni fra coppe e campionato, facendone lo straniero più prolifico nella storia del sodalizio umbro. Il Siena lo acquista nel 2006 e con la maglia bianconera vive i suoi ultimi tre anni in Serie A: non è titolare, ma si fa trovare pronto all’occorrenza. Termina l’esperienza all’ombra della Torre del Mangia con 13 gol in 87 partite. La vie c’est fantastique, quando segna Mario Frick.